Sindaco-san

Sindaco-san

Leggere i giornali giapponesi non fa parte delle mie abitudini quotidiane, così come il pettinare i procioni e annacquare il bario. Me ne dispiace, tuttavia, perché, lasciando in pace bario e procioni, leggere più spesso la stampa giapponese potrebbe portarmi a scoperte simili a quella toccatami un paio di giorni fa.

Il "Japan Times" ha riferito di un’intervista all’ex primo ministro Naoto Kan che mi sembra ragguardevole per più motivi. Nell’intervista, Kan ha riconosciuto come «il Giappone fosse largamente impreparato al disastro nucleare capitato lo scorso anno» e ha suggerito che la famigerata centrale di Fukushima «non avrebbe mai dovuto essere costruita su una costa ad alto rischio tsunami». Già che c’era, Kan ha fatto autocritica sul modo in cui il suo governo e le autorità risposero a quell’emergenza, accennando a «carenze nella comunicazione e nel coordinamento».

Dichiarazioni gravissime, ne converrete, che sottolineano mancanze drammatiche e denunciano scelte scellerate. Però, nel tono e nella semplicità di Kan, c’è qualcosa che colpisce e sorprende: una disarmata nudità di fronte alle colpe. L’ex primo ministro non fa cenno a responsabilità di altri, non sostiene che avrebbe potuto far meglio «se mi avessero avvertito prima», non polemizza con chicchessia e non disquisisce - e tanto meno minimizza - sul livello delle radiazioni. Chissà se è interessato a un posto da sindaco.

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