Smemorati e felici

Qual è la password più sicura? La domanda, di questi tempi, è tutto meno che oziosa. È questo infatti un mondo terribilmente ficcanaso: le informazioni valgono denaro e c’è chi, a partire dagli Stati, non guarda in faccia a nessuno pur di procurarsele. Noi poveretti, con i nostri pc, i telefonini e gli aggeggi da pochi gigabyte, siamo ancora lì con sistemi di protezione fatti in casa come la crostata alle albicocche: la password è il nome del cane, oppure la data di nascita, quella di matrimonio o, massimo della fantasia, il nome dell’albergo a Sharm El Sheik.

Qual è allora la password più sicura? Verrebbe da individuarla tra le lunghe stringhe di numeri e lettere maiuscole e minuscole che, qualche volta, ci viene imposto di usare: simili ai codici fiscali in uso di Plutone, saranno forse anche più difficili da scoprire di un nome da cane o gatto ma sono impossibili da ricordare. E allora?

La risposta alla domanda c’è ed è sorprendente: la password più sicura è quella che neanche l’utente conosce. O meglio, quella che è riposta nella memoria inconscia insieme ad altre informazioni di cui tutti noi facciamo uso senza bisogno di ricordarle.

A questa memoria “profonda” fa ricorso, per esempio, chi salta in bicicletta e pedala: non ha bisogno di sapere consciamente come si va in bicicletta perché l’informazione gli appartiene e gli basta eseguirla. Allo stesso meccanismo ricorre il pianista che lascia correre le dita sui tasti e, più prosaicamente, chi batte al computer un testo senza guardare la tastiera. Ecco perché tale Hristo Bojinov della Stanford University ha messo a punto un software - modellato sullo schema del videogame “Guitar Hero” - grazie al quale chiunque può impostare una sequenza manuale da usare come password senza aver bisogno di “ricordarla” ma solo di “eseguirla” così come si esegue una frase musicale, si batte una parola a macchina o si compone un numero di telefono sul filo del movimento delle dita. Geniale, direi. Anche perché ci permetterà finalmente di annunciare con orgoglio: «La password? L’ho dimenticata benissimo»,

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