Snooze

L’invenzione del bottone "snooze" è la prova che quella umana è una specie ingegnosa ma fallita. Nell’applicare alle sveglie il congegno che consente di indulgere nel tepore del letto altri cinque minuti - e poi altri cinque e, volendo, altri cinque ancora -, l’Uomo ha dimostrato di essere dotato di intelligenza ma di sapere applicarla soprattutto a salvaguardia delle sue debolezze.

L’efficacia del bottone "snooze" si è andata perdendo negli anni, complice l’implacabile meccanismo darwiniano che regola le nostre esistenze. L’Uomo si è infatti adattato, sviluppando mano a mano la facoltà di prendere a zampate la sveglia senza neppure uscire dal sonno.

Ecco allora che va salutata come rivoluzionaria l’invenzione di una "app" (funzionante su iPhone e iPad) che, congegnata come una sveglia, prevede anche la funzione "snooze", ma in una variante particolare. Una volta premuto, il tasto "snooze" concede sì altri cinque minuti di sonno ma preleva anche 25 centesimi dal conto dell’intestatario e li devolve a un’associazione non-profit, magari a tutela di bimbi africani affamati. Altri 5 minuti, altri 25 centesimi e così via.

A insistere con lo "snooze" ci rimette il portafoglio ed è su questo incentivo che i programmatori della "app" - battezzata, appunto, "Snooze" - contano per far alzare il dormiglione. Costui, se vorrà indulgere, si ritroverà povero, ma con la perfetta scusa per essere arrivato al lavoro in ritardo: «Scusate, stavo debellando la fame nel mondo».

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