In vena, come mi capita sempre più spesso (sarà l’età), di nostalgie, ho recentemente ripensato ai tempi belli in cui, nel portafoglio, tenevo soltanto la tessera della biblioteca comunale. Non che ora il contenitore scoppi per eccesso di tessere (certamente non di tessere politiche): di quelle, anzi, ce n’è meno di prima. Sono aumentate, ed enormemente, le iscrizioni e registrazioni a enti, club, associazioni, siti, sottoscrizioni, promozioni, campagne, liste, elenchi, organizzazioni, fondi, missioni, ricerche, onlus e perfino ad alcuni sodalizi la cui natura, lo dico sinceramente, mi risulta ignota e sospetta. Quasi tutte senza necessità di tessera, ma non per questo meno reali.
Le associazioni di carattere professionale alle quali risulto iscritto sono almeno due, seguono a ruota quelle benefiche, poi quelle di carattere locale e infine ecco aprirsi il vasto oceano delle registrazioni virtuali, vale a dire quelle su Internet. Si parte con Facebook per continuare con Twitter; naturalmente c’è Linkedin, c’è Klout (come si fa a star fuori da Klout?, dico io) e ci sarà senz’altro un account di Google: non me lo ricordo, ma ci deve essere. E poi Amazon, Ibs, eBay, Good, StumbleUpon, alcune radio online (una trasmette solo mazurke) e notiziari per tenermi aggiornato su tutto quanto accade nel meraviglioso mondo degli snack per gatti. Come dimenticare, poi, le compagnie aeree? Ogni compagnia con la quale ho volato mi annovera tra i suoi apprezzatissimi "frequent flyer" anche quelle che hanno visto la mia carta d’imbarco una volta soltanto.
Tutte queste organizzazioni, nessuna esclusa, mi considerano un socio "speciale" e in continuazione hanno per me offerte "esclusive", "su misura" e "riservate". Ed ecco che affiora la nostalgia, o se si vuole il rimpianto, per il tempo in cui i club erano esclusivi e gli aspiranti soci facevano a testate per entrarvi. Oggi, strano a dirsi, sono i soci a essere esclusivi e i club fanno a botte per accedere alle loro teste.
Le associazioni di carattere professionale alle quali risulto iscritto sono almeno due, seguono a ruota quelle benefiche, poi quelle di carattere locale e infine ecco aprirsi il vasto oceano delle registrazioni virtuali, vale a dire quelle su Internet. Si parte con Facebook per continuare con Twitter; naturalmente c’è Linkedin, c’è Klout (come si fa a star fuori da Klout?, dico io) e ci sarà senz’altro un account di Google: non me lo ricordo, ma ci deve essere. E poi Amazon, Ibs, eBay, Good, StumbleUpon, alcune radio online (una trasmette solo mazurke) e notiziari per tenermi aggiornato su tutto quanto accade nel meraviglioso mondo degli snack per gatti. Come dimenticare, poi, le compagnie aeree? Ogni compagnia con la quale ho volato mi annovera tra i suoi apprezzatissimi "frequent flyer" anche quelle che hanno visto la mia carta d’imbarco una volta soltanto.
Tutte queste organizzazioni, nessuna esclusa, mi considerano un socio "speciale" e in continuazione hanno per me offerte "esclusive", "su misura" e "riservate". Ed ecco che affiora la nostalgia, o se si vuole il rimpianto, per il tempo in cui i club erano esclusivi e gli aspiranti soci facevano a testate per entrarvi. Oggi, strano a dirsi, sono i soci a essere esclusivi e i club fanno a botte per accedere alle loro teste.
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