Ci informa un autorevole articolo – diversi articoli, in effetti – che i Giochi di Rio saranno «i più social di sempre». Pur non dubitandone - la fonte, ripeto, è autorevole – ho voluto cimentarmi in una rapida verifica e ho scoperto che la notizia è vera. I Giochi di Atene 1896 non furono neanche lontanamente social come quelli in corso e, con tutta probabilità, proporre un “selfie” a Mosca nel 1980 avrebbe portato all’arresto e a estenuanti interrogatori. Qualcosa si mosse, invero, a Berlino, nel 1936, ma non credo che la definizione di Giochi nazional-social-isti contenga, sia pure in nuce, l’elemento globalizzante che intendiamo oggi, a meno che con globalizzazione non si alluda alla conquista del mondo da parte delle armate hitleriane.
Non ero ancora nato (per poco), ma credo che l’edizione di Roma 1960 fu piuttosto social, se così vogliamo metterla, ma, ancora, non nel senso sottinteso nell’attuale era informatica: diciamo che la Capitale può essere molto social, specie davanti a un piatto di cacio e pepe, ma tutto finisce lì.
Dunque, nessun dubbio: a Rio spetta la definizione di Olimpiadi più social di sempre. Un titolo che conserverà per quattro anni, perché già possiamo prevedere che Tokyo 2024 sarà l’edizione più socialissima di semprissimo e che anche i Giochi invernali di Pyeongchang 2022 saranno social mica da ridere.
Insomma, prepariamoci ad assegnare e a riassegnare il titolo all’infinito, nella supposizione che l’abitudine ormai consolidata di pubblicare online esperienze belle, brutte, interessanti, noiose, piacevoli, disgustose, brillanti e stupide non conoscerà declino alcuno. Oppure potremmo smettere di meravigliarci che tutto ciò accada e prendere il meglio da questa estiva (e non solo estiva) invasione di facce, video, suoni, testi ed emoticon come già facciamo con mille cose nella vita, senza spaventarci per l’abbondanza e senza immaginare in essa chissà quale segno di decadenza, ma semplicemente esercitando la mai abbastanza elogiata arte del discernimento.
Chissà, prima o poi ci troveremo a proclamare le Olimpiadi più intelligenti di sempre.
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