Meteo a parte, per il momento questo 2016 assomiglia terribilmente al 2015. D'altra parte, un minuto intero che apparteneva di diritto all'anno scorso è stato trasferito d'ufficio da Raiuno in questo, al culmine di una diretta che ha avuto un solo pregio: non schierare Gigi D'Alessio, impegnato sugli altri canali.
Ma – tornando a bomba – se il 2016 assomiglia (anzi: è identico) al 2015, che fine hanno fatto gli auguri propiziatori, i propositi e perfino i giuramenti? Si dirà: ci vuol tempo per cambiare. Al momento, siamo alla fase progettuale (che tutti sappiamo si accorda benissimo con una piattata di zampone e lenticchie): abbiamo deciso che vogliamo introdurre novità. D'ora in poi, intraprenderemo quella operativa: il cambiamento vero e proprio. Magari da domani, lunedì, giorno sul quale tutti i progetti fanno affidamento e, curiosamente, giorno in cui la maggior parte di essi naufragano.
Comunque, diamo tempo al 2016 (non più di 12 mesi, però) per dimostrare il suo potenziale di cambiamento. Sempre che davvero vogliamo cambiare. Lo status quo può sembrarci piuttosto scalcinato ma, credo, tutti abbiamo provato la sensazione che, dopo un cambiamento epocale, le cose – qualsiasi “cosa” siano le “cose” - si mettono ad andare perfino peggio.
Tuttavia, bisogna ammettere che tutti sappiamo individuare quali sono le “cose” che davvero avrebbero bisogno di cambiare: non è difficile. Ma, anche qui, perché dovrebbero? In questo periodo si son sentiti auguri e propositi. I primi equivalgono ad affermazioni come “Spero che le cose vadano meglio”; i secondi postulano l'intenzione far qualcosa perché ciò accada. Ecco perché ci sono più auguri che propositi. Nonostante tanti propositi siano destinati a fallire, di questi abbiamo bisogno se vogliamo sperare nel cambiamento. Diciamo allora che nel 2016 vorremmo vedere più propositi e meno auguri. Ma questo, purtroppo, può essere solo un augurio.
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