«Non sia dunque la politica degli uffici giudiziari a prevalere: distruggerebbe la democrazia e, soprattutto, non serve a vincere le elezioni». Questa frase, attribuita ieri all’on. Domenico Scilipoti - nel momento in cui scriviamo segretario politico del Movimento di Responsabilità Nazionale - mi colpisce per l’uso, illuminante, dell’avverbio "soprattutto".
Alla luce di quel "soprattutto", il pensiero dell’on. Scilipoti si lascia interpretare nel modo che segue: «Per me, la cosa più importante, quella che sta, appunto, "sopra a tutto", è trovare il modo di vincere le elezioni. Il resto, compreso il rischio di distruzione della democrazia, è secondario».
Non è mia intenzione censurare l’on. Scilipoti. Tutt’altro: desidero invece sottolineare il potere rivelatore di quel "soprattutto" per rivolgergli un complimento. È molto raro, infatti, che un personaggio pubblico esprima con altrettanta chiarezza il principio per cui contano molto di più le faccende private di quelle pubbliche. Al contrario, da ogni parte provengono solenni voti di dedizione al bene comune presto smentiti da comportamenti dettati dall’interesse personale. Analoga doppiezza la si riscontra fuori dal circolo delle figure pubbliche: quasi tutti, in famiglia, sul lavoro e perfino nella conduzione delle amicizie, manteniamo a parole un profilo generoso e disinteressato e nei fatti un comportamento egoistico e gretto. Niente di grave: questo prova soltanto che siamo umani. Ma soprattutto stronzi.
Alla luce di quel "soprattutto", il pensiero dell’on. Scilipoti si lascia interpretare nel modo che segue: «Per me, la cosa più importante, quella che sta, appunto, "sopra a tutto", è trovare il modo di vincere le elezioni. Il resto, compreso il rischio di distruzione della democrazia, è secondario».
Non è mia intenzione censurare l’on. Scilipoti. Tutt’altro: desidero invece sottolineare il potere rivelatore di quel "soprattutto" per rivolgergli un complimento. È molto raro, infatti, che un personaggio pubblico esprima con altrettanta chiarezza il principio per cui contano molto di più le faccende private di quelle pubbliche. Al contrario, da ogni parte provengono solenni voti di dedizione al bene comune presto smentiti da comportamenti dettati dall’interesse personale. Analoga doppiezza la si riscontra fuori dal circolo delle figure pubbliche: quasi tutti, in famiglia, sul lavoro e perfino nella conduzione delle amicizie, manteniamo a parole un profilo generoso e disinteressato e nei fatti un comportamento egoistico e gretto. Niente di grave: questo prova soltanto che siamo umani. Ma soprattutto stronzi.
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