Spirito olimpico

Spirito olimpico

I più giovani, oggi, potrebbero avere la sensazione che qualcuno stia cercando di fregarli. Il mondo del lavoro non sembra trattarli con la dovuta correttezza. Contratti brevi, garanzie scarse, pochi soldi. Scopriamo oggi che le cose stanno così solo se si è fortunati. C'è chi ha escogitato altri sistemi, più raffinati, per fregare i giovani ancora meglio.

Lo ha notato, mi assicurano, chi si è trovato a passare per Heathrow, l'immenso aeroporto di Londra. In vista delle Olimpiadi, le autorità hanno avviato una campagna di reclutamento di volontari ai quali verrà assegnato il compito di dare una mano agli addetti allo scalo durante le settimane convulse dei Giochi. Il tutto, naturalmente, gratis. O meglio, specificano le autorità, per una remunerazione talmente alta che il vile denaro non potrebbe in nessun modo coprire: l'orgoglio di appartenere al “Team Heathrow”. Se ciò non bastasse, ai più avidi viene fatto presente che arruolarsi tra i volontari darà diritto a “un'uniforme di marca”, “bibite gratis” e alla “possibilità di fare nuovi amici e contatti”.

Se dunque, come sono certo, i ragazzi che decideranno di aderire all'offerta troveranno nuovi amici o faranno conoscenze utili a trovarsi un posto di lavoro, sarà esclusivamente merito di “Team Heathrow” perché, naturalmente, queste cose non avrebbero mai potuto farle da soli.

C'è, nel programma dell'aeroporto, una condiscendenza nei confronti della gioventù che sfonda apertamente nell'insulto: bisogna regalare se stessi al lavoro prima di pretendere una retribuzione. E non perché, così facendo, è possibile avvicinarsi a una professione o “rubare”, secondo antica e nobile usanza, le basi di un mestiere. No, bisogna crearsi l'occasione da soli e far finta che siano gli altri a darcela. Con ogni probabilità, lo chiameranno “spirito olimpico”.

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