Spreconi d'oro

Ricevo un gentile biglietto il cui contenuto un poco mi sorprende. Contiene infatti una richiesta di "buonanotte". In altre parole, una rubrica su commissione.

Dice il biglietto: «A proposito di soldi pubblici scialacquati e di cui si fa un gran parlare, che ne pensa della Rai che nelle sue trasmissioni serali "L’Eredità" e "Affari tuoi" distribuisce decine di migliaia di euro? D’accordo che per vincere bisogna essere bravi, ma in questi momenti di crisi, non sarebbe sufficiente la metà della metà? E ci aumentano pure il canone! Da, ci scriva sopra un "buonanotte"».

Caro estensore del biglietto, io il "buonanotte" (o "la buonanotte"? Questione controversa) la scrivo ma, devo confessarle, quando guardo la Rai vedo sì lo spreco ma forse non nel modo in cui lo vede lei. Mi spiego: nei programmi della tv di Stato colgo soprattutto lo spreco di un’occasione, quella di avere a disposizione un potente mezzo, un ente pieno (anche) di gente che sa fare il suo mestiere, e usarlo per fini non suoi. La Rai, infatti, fa programmi di intrattenimento per intrattenere artisti amici di amici, fa programmi di politica per accomodare le esigenze dei partiti, fa programmi di informazione (non tutti ma molti) per la stessa ragione per cui fa programmi di politica e, negli interstizi rimasti, sistema chi va sistemato secondo logiche, spiace dirlo, quasi sempre clientelari. Ciò premesso, in onda non può andare che una specie di party autoreferenziale dal quale tutti, tranne il pubblico, ritagliano la loro fetta di interesse.

Questo, più che le decine di migliaia di euro "distribuite" dalle trasmissioni citate, mi sembra il valore scialacquato. Poi, certo, vedere, in tempi di stipendi che svaniscono, il teleschermo pieno di gente che si spartisce denaro come se niente fosse non aiuta a migliorare l’immagine della Rai. Al contrario, diventa lo stridente esempio di come, ancora una volta, ci sia un irreparabile distanza tra il Paese reale e chi, in politica come in tv, dovrebbe rappresentarlo.

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