Leggo al computer un articolo su come leggere articoli al computer sia una pessima cosa. Il problema è tutto nella postura: è difficile che, davanti al monitor, la nostra schiena non finisca per piegarsi troppo in avanti, o troppo indietro o a destra, o magari a sinistra. Arrivo alla fine dell’articolo pienamente consapevole di tutti i danni che, nel frattempo, ho inferto alla mia colonna vertebrale.
Aspetto il treno in stazione e cerco di neutralizzare il consueto ritardo consultando, con lo smartphone, un sito in cui si spiega, molto dettagliatamente e con diagrammi, come consultare siti sullo smartphone mentre si è in attesa in stazione sia maledettamente dannoso per la salute. La spina dorsale si incurva in una posizione sciagurata: neanche i minatori del Sudafrica sono così conciati.
L’ideale, concordano i due siti - quello consultato al computer e quello visitato con lo smartphone - è mantenere una postura dritta. Entrambi riportano la stessa frase: «Avevano ragione i nonni e i genitori quando vi dicevano di star su dritti».
Non dubitavo che nonni e genitori avessero ragione e non avevo bisogno, in questo, di conferme informatiche. La mia obiezione - ai saggi congiunti così come agli esperti del web - è però la stessa: non si può “star su dritti” tutto il giorno. Non dubito che, in generale, la nostra postura durante il giorno possa essere migliorata, ma “star su dritti” anche dodici o quattordici ore al giorno è faccenda impraticabile. Immagino un mondo di gente che “sta su dritta” tutto il tempo. Sarebbe una società ben rigida, in cui il linguaggio del corpo, oggi flessibile e splendidamente espressivo, finirebbe per essere circoscritto a due tre messaggi: «Guarda come sto su dritto», «Bravo. Guarda come sto su dritto anch’io, «Dov’è che hai comprato l’asse da mettere sotto il materasso».
Insomma, poco di poetico si può fare “stando su dritti”. Non dubito si tratti comunque di un consiglio saggio. Ma, come si sa, anche la saggezza va usata con saggezza.
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