Quando per strada incontriamo l'amico o l'amica che spingono la carrozzina nella quale, tra pizzi e sbuffi come una principessa del Settecento, giace l'adorato pargolo, che facciamo?
Le regole ci impongono di affacciarci alla visione del roseo frugoletto e cospargerlo di complimenti come si farebbe di rosmarino l'arrosto. Dovremo mostrarci colpiti dalla sua bellezza e subito elogiare la soavità del suo sorriso. "Ma che birichino!" diremo festosi, per ripetere il concetto una decina di volte, come se il nostro IQ fosse di colpo precipitato sottozero: "Ma che birichino lui! È vero che sei un birichino?" E, a proposito di intelligenza, non riusciremo a trattenerci dall'esaltare anche quella: "Si vede che è sveglio, eh! Furrrrbo lui..."
Nessuno, a questo punto, ha mai detto la verità, ovvero che il frugoletto di cui sopra non è affatto intelligente, ma anzi è piuttosto stupido. Non il frugoletto dell'amico o dell'amica in particolare: tutti i frugoletti umani in generale.
Sarà brutto dirlo, ma purtroppo scientificamente è vero: rispetto ad altre specie, i piccoli di uomo sono stupidi. Prendiamo a esempio la giraffa: un'ora dopo la nascita è in grado di stare in piedi sulle sue gambe - pardon, zampe - e, in teoria, lo stesso giorno sarebbe in grado procurarsi cibo da sola. Il cucciolo d'uomo, il giorno in cui viene al mondo non è in grado di fare un bel niente se non di guardarsi in giro imbesuito come il pubblico di "Quarto grado".
Perché la specie più intelligente - che saremmo noi - produca bebè tra i più stupidi è questione di studio. Una teoria dice che dobbiamo per forza nascere con il cervello piccolo, e permettere che si sviluppi in un secondo tempo, perché altrimenti non potremmo passare dal canale per il quale siamo costretti a passare durante il parto, ma non mancano altre ipotesi. Non ne sposo nessuna: mi limito a osservare che la stupidità portata in dote alla nascita non è che svanisca del tutto crescendo. Solo, ci mancano le scuse per manifestarla.
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