Nella speranza che Selvaggia Lucarelli non legga la mia posta elettronica (direi che ne sono certo perché tra me e la signora c’è un patto segreto, talmente segreto che lei non sa neppure che c’è: lei non legge le mie e-mail e io non leggo niente di quello che lei scrive), nella speranza praticamente certezza, dicevo, vorrei oggi parlare proprio di questo sistema moderno (ormai, semi-moderno) di comunicazione.
Ho letto che Selvaggia e le altre persone accusate (non condannate) di intrufolamenti postali avrebbero trovato certa corrispondenza “noiosa” e mi sono chiesto: chissà che cosa penserebbero della mia. Non essendo neanche lontanamente un vip – non frequento inutili e chiassosi programmi tv, requisito essenziale per essere definiti vip – non corro rischi e dunque il mio interrogativo è personale e puramente scientifico. In effetti, se ci si pensa, la comunicazione via e-mail è una faccenda curiosa. Da una parte, per la fretta e la scioltezza con cui viene elaborata, assomiglia al linguaggio parlato; dall’altra ha qualcosa in comune con l’antico uso di scrivere lettere: il nome stesso, posta o “mail” in inglese, si riferisce al tradizionale sistema di consegna cartacea. Nella realtà, non è ne l’una ne l’altra cosa. Se ricevessimo lettere scritte come si scrivono le e-mail ci chiederemmo se il mittente fosse per caso impazzito e se parlassimo come un messaggio di posta elettronica ci verrebbe diagnosticata una grave forma di dislessia.
Se ne deduce (o almeno, io lo deduco: voi fate come volete) che la posta elettronica ha forgiato un nuovo linguaggio, straordinariamente adatto ai tempi che corrono: slegato, insofferente delle regole, frettoloso ma con qualche rimasuglio di formalità a dargli un tono di importanza. Bisogna dire che non tutti scrivono le mail allo stesso modo: qualcuno si preoccupa ancora di mettere la punteggiatura e di non lasciare parole monche. Eppure tutti cedono in una qualche misura allo stile sgraziato imposto dal mezzo. Ma è il destino dell’uomo: inventata una macchina, ne diventa subito schiavo.
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