Non essendo uno storico, non pubblicando documenti accademici e, in generale, sbattendomene se sparo qualche fesseria, mi sento autorizzato, oggi, a esprimere un'osservazione radicale sul passato e, soprattutto, sul futuro dell'umanità.
L'osservazione è questa: il cammino dell'uomo si è interrotto, se non concluso, nel 1969. Primo perché fu in quell'anno che, di fatto, maturò la separazione dei Beatles con le conseguenze che sappiamo (fra tutte, citerò la pubblicazione di un album solista da parte di Ringo); secondo, perché proprio nel 1969 l'uomo portò a compimento la sua ultima, grande esplorazione: quella della Luna.
In una recentissima intervista, l'ex astronauta Neil Armstrong, il primo calpestatore del satellite, rievocando l'atterraggio nel Mare della Tranquillità, arriva a sostenere che "la manovra aveva non più del cinquanta per cento di possibilità di successo". Mi chiedo chi, oggi, metterebbe a repentaglio la sua pelle per un'impresa in cui ha una chance su due di lasciarci la ghirba. Addirittura, gente come Cristoforo Colombo, Ferdinando Magellano e James Cook di possibilità ne avevano anche meno: se partirono, e arrivarono, fu soltanto perché non pensarono a far calcoli del genere.
Armstrong, evidentemente, li fece e decise di provarci lo stesso, spinto da quel misto di intelligenza, curiosità, follia, misticismo, arroganza e ambizione che fa dell'uomo la straordinaria bestiaccia che è. O che era, dovrei dire, perché oggi non si vede chi abbia conservato le stesse caratteristiche, la stessa inclinazione al "o la va o la spacca". Ricerca, sicuro. Sperimentazione, ma certo. Rischio finanziario, e come no? Ma la sfida, fisica, all'ignoto è una prerogativa umana che sembra essersi esaurita. In questo senso, l'ultimo vero abitante della Terra sembra essere rimasto sulla Luna.
L'osservazione è questa: il cammino dell'uomo si è interrotto, se non concluso, nel 1969. Primo perché fu in quell'anno che, di fatto, maturò la separazione dei Beatles con le conseguenze che sappiamo (fra tutte, citerò la pubblicazione di un album solista da parte di Ringo); secondo, perché proprio nel 1969 l'uomo portò a compimento la sua ultima, grande esplorazione: quella della Luna.
In una recentissima intervista, l'ex astronauta Neil Armstrong, il primo calpestatore del satellite, rievocando l'atterraggio nel Mare della Tranquillità, arriva a sostenere che "la manovra aveva non più del cinquanta per cento di possibilità di successo". Mi chiedo chi, oggi, metterebbe a repentaglio la sua pelle per un'impresa in cui ha una chance su due di lasciarci la ghirba. Addirittura, gente come Cristoforo Colombo, Ferdinando Magellano e James Cook di possibilità ne avevano anche meno: se partirono, e arrivarono, fu soltanto perché non pensarono a far calcoli del genere.
Armstrong, evidentemente, li fece e decise di provarci lo stesso, spinto da quel misto di intelligenza, curiosità, follia, misticismo, arroganza e ambizione che fa dell'uomo la straordinaria bestiaccia che è. O che era, dovrei dire, perché oggi non si vede chi abbia conservato le stesse caratteristiche, la stessa inclinazione al "o la va o la spacca". Ricerca, sicuro. Sperimentazione, ma certo. Rischio finanziario, e come no? Ma la sfida, fisica, all'ignoto è una prerogativa umana che sembra essersi esaurita. In questo senso, l'ultimo vero abitante della Terra sembra essere rimasto sulla Luna.
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