Leggete, per cortesia, e perdonatemi in anticipo per la sgradevolezza/volgarità dell’argomento:
«(ANSA) - ROMA, 10 MAG - Nel 2011 sono stati 3.000 i giovani italiani che hanno richiesto l’operazione di falloplastica per allungare o ingrandire il pene. "Il trend è in aumento e negli ultimi due anni le domande sono aumentate del 10 % ogni anno" spiega Alessandro Littara, chirurgo ed andrologo al 34° congresso della Società italiana di medicina estetica».
A parte la slavina di doppi sensi incorporata nella dichiarazione del chirurgo (egli usa due volte il verbo "aumentare" parlando di allungamenti e allargamenti in zone delicatissime oltre che sul piano fisico anche su quello verbale), la domanda che sorge ("sorge"? ho paura di essermi inoltrato in un terreno minato) spontanea è questa: sono tanti o pochi tremila giovani italiani che, evidentemente, hanno creduto di legare la propria futura felicità a una faccenda di quantità genitale?
La risposta è evidentemente duplice: sono tanti rispetto, chessò, a quattrocento anni fa, quando chi avesse manifestato l’intenzione di allungarsi il pene sarebbe stato accontentato all’istante ma con esiti niente affatto ludici; sono forse ancora pochi rispetto al panorama generale della popolazione maschile che, con esemplare modestia, e in qualche caso rassegnazione, se ne va in giro con infilato nei pantaloni ciò che natura (e destino) gli ha assegnato.
Averne certezza è importante perché, come è stato confermato nel congresso in oggetto, molti si ritrovano sotto il bisturi del chirurgo dopo aver cliccato su un’inserzione online. Con grave rischio per la salute fisica - e fin qui poco male: chiunque si faccia modificare l’attrezzatura cliccando su un "banner" merita tutti i danni che gli possono capitare -, ma soprattutto per quella mentale dell’intera categoria maschile italiana: il cervello lo abbiamo da tempo ficcato nella Rete, si spera che, se non altro per tradizione, altri ingranaggi rimangano più al sicuro.
«(ANSA) - ROMA, 10 MAG - Nel 2011 sono stati 3.000 i giovani italiani che hanno richiesto l’operazione di falloplastica per allungare o ingrandire il pene. "Il trend è in aumento e negli ultimi due anni le domande sono aumentate del 10 % ogni anno" spiega Alessandro Littara, chirurgo ed andrologo al 34° congresso della Società italiana di medicina estetica».
A parte la slavina di doppi sensi incorporata nella dichiarazione del chirurgo (egli usa due volte il verbo "aumentare" parlando di allungamenti e allargamenti in zone delicatissime oltre che sul piano fisico anche su quello verbale), la domanda che sorge ("sorge"? ho paura di essermi inoltrato in un terreno minato) spontanea è questa: sono tanti o pochi tremila giovani italiani che, evidentemente, hanno creduto di legare la propria futura felicità a una faccenda di quantità genitale?
La risposta è evidentemente duplice: sono tanti rispetto, chessò, a quattrocento anni fa, quando chi avesse manifestato l’intenzione di allungarsi il pene sarebbe stato accontentato all’istante ma con esiti niente affatto ludici; sono forse ancora pochi rispetto al panorama generale della popolazione maschile che, con esemplare modestia, e in qualche caso rassegnazione, se ne va in giro con infilato nei pantaloni ciò che natura (e destino) gli ha assegnato.
Averne certezza è importante perché, come è stato confermato nel congresso in oggetto, molti si ritrovano sotto il bisturi del chirurgo dopo aver cliccato su un’inserzione online. Con grave rischio per la salute fisica - e fin qui poco male: chiunque si faccia modificare l’attrezzatura cliccando su un "banner" merita tutti i danni che gli possono capitare -, ma soprattutto per quella mentale dell’intera categoria maschile italiana: il cervello lo abbiamo da tempo ficcato nella Rete, si spera che, se non altro per tradizione, altri ingranaggi rimangano più al sicuro.
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