Tempi brevi

Tempi brevi

L’espressione l’ha usata appena qualche giorno fa il premier Monti e, per me, è stato come ricevere la visita di un vecchio amico, rivedere una faccia nota, una presenza costante - anche se non necessariamente continua - in tutta la mia vita.

L’espressione è "tempi brevi". Monti l’ha usata in merito alla necessità di rapide misure anti-crisi: «Decideremo in tempi brevi» ha detto. Ah, che piacere! Che tenerezza! Che dolce tuffo nel passato! Quante volte avrò sentito l'espressione "tempi brevi" riferita all'urgenza di approvare provvedimenti urgentissimi? Vediamo un po'.

Sono nato nel marzo del 1963. Dicono gli archivi che, in quei giorni, fosse in carica il governo Fanfani IV, una coalizione Dc-Pri-Psdi. Ebbene, non escludo che, nella culla, mi sia giunta all’orecchio la voce del tenace aretino il quale, via radio, assicurava il Paese che senz’altro, «in tempi brevi», il suo esecutivo avrebbe provveduto a qualcosa di impellente. Poi, negli anni e nei decenni, ho udito, più nitidamente, gli Andreotti e i Rumor, i Moro e i Cossiga, gli Spadolini e i Craxi, i Goria, i De Mita, i Ciampi, gli Amato, i Prodi, i D’Alema, i Berlusconi, i Dini e perfino, di ritorno come vecchi zii d’America, i Fanfani V e VI, e tutti a ripetere, ad assicurare sul loro onore, che la situazione d’emergenza, la contingenza drammatica, il non più procrastinabile frangente, l’impellente quadro avrebbero portato, ebbene sì, a decisioni «in tempi brevi». Chissà se avessero deciso di prendersela comoda.

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