Non è passato inosservato il fatto che Barack Obama, alla soglia del suo secondo mandato presidenziale, abbia prestato giuramento su due Bibbie: una appartenuta ad Abramo Lincoln, il presidente che abolì la schiavitù, l’altra a Martin Luther King, il pastore che, a costo della sua vita, spinse gli Stati Uniti a liberarsi dall’indegnità dell’apartheid. Celeberrimo il suo «I have a dream», «Ho un sogno»: intenso, quasi mistico appello per una società più giusta e libera. A innervare ancor di più l’emblematica dichiarazione dei presidente americano, il fatto che la cerimonia del giuramento si sia svolta proprio il 21 gennaio, ovvero nel Martin Luther King Day.
Procedendo di simbolo in simbolo, di ricorrenza in ricorrenza, è bello sottolineare che il 21 gennaio cade l’anniversario della morte di un altro campione della libertà: lo scrittore inglese George Orwell. I paragoni, in questo campo, sono sempre aleatori e soggettivi ma, nella mia testa, non ci sono dubbi sul fatto che Orwell sia all’altezza dei due menzionati più sopra. A lui dobbiamo la denuncia dei pericoli insiti nell’utopia marxista (e nella dittatura stalinista, ma anche in tutte le tirannie e perfino nelle moderne oligarchie) contenuta ne "La fattoria degli animali", la superba visione di un futuro in cui il controllo prevarrà (come oggi prevale) su tutto ("1984") e uno degli incipit più belli nella storia della letteratura: quello, appunto, di "1984" ("It was a bright cold day in April, and the clocks were striking thirteen", "Era una fresca limpida giornata d’aprile e gli orologi segnavano l’una").
Naturalmente, non è detto che solo inglesi e americani debbano celebrare campioni di libertà. Guarda caso, da noi il 21 gennaio segna la data di nascita di Teodoro "Er Pecora" Buontempo, il quale pure una volta ebbe un sogno: purtroppo riguardava esclusivamente prodotti caseari. Potremmo festeggiare lui, comunque, tanto più che se la nostra politica non ha ancora trovato un Lincoln, di certo non le manca il Buontempo.
Procedendo di simbolo in simbolo, di ricorrenza in ricorrenza, è bello sottolineare che il 21 gennaio cade l’anniversario della morte di un altro campione della libertà: lo scrittore inglese George Orwell. I paragoni, in questo campo, sono sempre aleatori e soggettivi ma, nella mia testa, non ci sono dubbi sul fatto che Orwell sia all’altezza dei due menzionati più sopra. A lui dobbiamo la denuncia dei pericoli insiti nell’utopia marxista (e nella dittatura stalinista, ma anche in tutte le tirannie e perfino nelle moderne oligarchie) contenuta ne "La fattoria degli animali", la superba visione di un futuro in cui il controllo prevarrà (come oggi prevale) su tutto ("1984") e uno degli incipit più belli nella storia della letteratura: quello, appunto, di "1984" ("It was a bright cold day in April, and the clocks were striking thirteen", "Era una fresca limpida giornata d’aprile e gli orologi segnavano l’una").
Naturalmente, non è detto che solo inglesi e americani debbano celebrare campioni di libertà. Guarda caso, da noi il 21 gennaio segna la data di nascita di Teodoro "Er Pecora" Buontempo, il quale pure una volta ebbe un sogno: purtroppo riguardava esclusivamente prodotti caseari. Potremmo festeggiare lui, comunque, tanto più che se la nostra politica non ha ancora trovato un Lincoln, di certo non le manca il Buontempo.
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