Terza posizione

Terza posizione

Comprendo benissimo che, oggigiorno, riferirsi alla politica in termini di destra e sinistra, conservatori e progressisti, liberali e socialdemocratici è un anacronismo: le contrapposizioni che contano, al momento, sono tra chi viene bene in foto e chi no, tra chi ha tanti "amici" su Facebook e chi no, tra chi sa accendere l’iPhone e chi no, e tra chi, a una richiesta della stampa, sorride e dice «la ringrazio per avermi fatto questa domanda» e chi, sulla difensiva, risponde «niente da dichiarare» come farebbe quando attraversa la dogana con una stecca di Marlboro sotto il sedere.

Tuttavia, in altre parti del mondo, ancora si valuta il pensiero politico in termini di atteggiamento conservatore piuttosto che progressista. Di più: un recente studio è andato alla radice dei due contrapposti schieramenti mentali scoprendo che, in linea di massima, chi pensa meno, ovvero con superficialità, inquadra i problemi in una posizione conservatrice, mentre chi si prende la briga di approfondirli finisce per considerarli sotto una luce progressista.

Semplificando, sembrerebbe una vittoria della sinistra, ovvero dei democratici sui repubblicani (per dirla all’americana) o dei laburisti sui tory (per dirla all’inglese). Se non fosse che, giura la scienza, esiste una terza posizione. Riassumendo: chi pensa poco è conservatore, chi pensa di più è progressista, chi arriva al nocciolo delle cose si fa una passeggiata e torna a casa in tempo per cena.

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