Tesoro

Ora che lo scorrere del tempo va conducendomi verso i cinquant’anni di età (non manca poi molto), credo sia venuto il momento di prendere qualche provvedimento. Per prima cosa, mi sono informato: i più assicurano che questo processo di accumulo degli anni è irreversibile e termina soltanto con un evento dal quale, per il momento, vorrei tenermi alla larga.

Che fare, dunque? Difficile dirlo. Forse, dovrei avvicinarmi al traguardo del mezzo secolo con dignità, cercando di affrontare a testa alta la prova, soprattutto psicologica, che mi verrà imposta. Allo scopo di presentarmi al meglio al fatidico anniversario, ho deciso di fare un inventario preciso di tutte le immaturità di cui ancora non sono riuscito a liberarmi, di tutte le sciocchezze, le futilità, i piccoli moti stolti che, nonostante l’età matura, non posso impedirmi.

Il primo a sovvenirmi riguarda il meccanismo sonno-veglia. Come un bambino testardo, non vorrei mai andare a dormire la sera e pregherei di non dovermi mai alzare la mattina. Un atteggiamento puerile che, in quasi dieci lustri, mi ha imposto un vago rimpianto ogni sera nello spegnere la luce, e un sordo dispiacere la mattina, nel mettere le gambe fuori dal letto.

Un altro tratto infantile, che alla mia età rischia di diventare patetico, riguarda il raffreddore, per me ancora una sorta di intollerabile maledizione, un nemico invisibile che soffoca, acceca, rallenta i riflessi come una specie di perfido veleno. Ecco, allora, che mi diventa necessario affrontarlo con starnuti sonori, esclamazioni, richieste di pietà, ululati, sbuffi leonini e sibilanti imprecazioni.

Questi sono solo due esempi: ce ne sarebbero molti altri. Mi riprometto di individuarli tutti e di raccoglierli in un fagotto. E di farne tesoro.

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