Trascorsi amori

Bisognerebbe sempre essere grati a chi ti consiglia un buon libro. Tra i tanti che, con generosità ed entusiasmo, mi hanno segnalato piccoli e grandi scrigni di saggezza, vorrei ringraziare oggi Mario Chiodetti il quale, qualche tempo fa, nella pagina di Cultura in questo giornale ha scritto di un volumetto pubblicato da Sellerio: “Chez Maxim’s. Ricordi di un fattorino” di Josè Roman. Quest’ultimo è il nome del fornitore dei ricordi di cui parla il titolo del libro: a stenderli in forma pubblicabile e leggibile fu, nel 1939, nientemeno che Raymond Queneau.

Queneau era un genio della lingua e, in questo caso, il suo genio particolare fu quello di non dimostrarsi affatto tale. Egli infatti si impegnò a nascondersi, per restituire intatta sulla pagina la “voce”, entusiasta ma non pretenziosa, di un semplice fattorino spagnolo testimone, da un punto di vista eccezionale, di un’epoca straordinaria.

Grazie all’assistenza di Queneau, Roman racconta i primi decenni di vita del celeberrimo ristorante di rue Royale, aperto in piena “belle epoque”. Una carrellata di aneddoti che attraverso gli anni vedono la borghesia industriale, spesso arricchitasi grazie alle cannonate della Grande Guerra, sostituirsi all’aristocrazia. Dai conti francesi, ai principi europei e ai granduchi russi, Roman arriva a mettersi al servizio dei “re”: i re dell’acciaio, dell’automobile, della nascente industria alimentare.

Un piccolo mondo dorato che tuttavia non vive in completo isolamento: al contrario, esso respira in osmosi con il mondo. Quando le cannonate si avvicinano e sul cielo d’Europa s’addensano le nuvole della tragedia bellica, ecco che in risposta il fuoco dei tappi di champagne si infittisce: per paura, per disperazione, voglia di vivere, desiderio di essere ricordati sia pure per una follia ridicola o un eccesso grottesco.

Il cibo più buono, il denaro più scialacquato, le donne più belle e licenziose. Tutto questo ci assomiglia ancora, eppure è mortalmente, definitivamente estinto. Leggendo, vien voglia di ridere e di piangere per i nostri trascorsi amori.

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