Tre parole e un punto di domanda

Tre parole e un punto di domanda

Tre parole e un punto di domanda: Jean Michel Jarre? Lo so: finirò per inimicarmi qualcuno tra i cultori della musica elettronica e qualcuno in più tra i nostalgici in servizio permanente effettivo. E tuttavia consentitemi di ripetere la domanda: Jean Michel Jarre?
Del matrimonio tra Alberto di Monaco e Charlene Lynette Wittstock mi ha colpito soprattutto la scelta, un poco bizzarra, di festeggiare con un concerto dello stagionato compositore francese. Ne ho visto un brano in tv: il musicista, circondato da infinite tastiere, risplendeva al centro di un palco immenso sul quale incrociavano imponenti giochi di luce, animati in accordo con la musica. Jarre si sbizzarriva sulle tastiere e, di tanto in tanto, agiva su un cursore, oppure ruotava una manopola, ottenendo effetti sonori distorti o aumentando la frequenza dei medesimi. Tutta roba stupefacente. Nel 1981.
Nel frattempo, la folla scattava fotografie sfruttando la tecnologia dei cellulari di ultima generazione e, in pochi secondi, le inviava ai quattro angoli della Terra, le inseriva su Facebook e le rendeva disponibili alla visione dalla Siberia alla capsula spaziale orbitante. L’unico apparentemente ignaro di tutto ciò era proprio l’artista, compreso nel premere tasti, spingere cursori, ruotare potenziometri e azionare manovelle neanche fosse Stephenson sulla locomotiva a vapore. Comunque, caro Jean Michel: gran concerto. Peccato non ci fosse nessuno a riprenderlo in Super8, altrimenti avresti potuto rivederlo anche tu.

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