Tre punti di felicità

Ci sono tanti consigli là fuori, tanti “sistemi” da seguire, che la sola idea di non poterli leggere tutti - il tempo non è mai abbastanza - mi fa impazzire. Parlo di quelle liste che in pochi e semplici “passi” (molto raramente più di dieci) promettono grandi miglioramenti a livello personale: come vincere la timidezza, come diventare più intelligenti, come fare carriera, come avere successo con le donne e/o con gli uomini. Io, l’ ho detto e lo ripeto, le leggerei tutte, anche se, alla resa dei conti, non ne applicherei nessuna. A interessarmi è lo straordinario gradiente di promessa che contengono: come si può, in una paginetta, condensare un manuale capace di cambiare le nostre vite in settori-chiave quali il lavoro, la famiglia, il sesso e l’affettività in generale?

Naturalmente non si può, ma l’attrazione che queste schede-liste esercitano è fortissima, appunto perché vantano di poter fornire soluzioni a problemi eterni attraverso pochi, gestibili sforzi.

Leggo su una testata autorevole come “Time” un sistema sicuro («scientifico») per «motivare se stessi in tre semplici passi». Leggo il passo numero 1: «Siate positivi». Approfondiamo: «Molte ricerche dimostrano che la felicità aumenta la produttività e il successo». Non so a voi, ma a me l’obiezione sorge spontanea: se una persona è «felice» che bisogno ha di essere più produttiva e che cosa se ne fa del successo? Trovo che produttività e successo dovrebbero essere al servizio della felicità, e non viceversa.

Passo 2: «Premiatevi». A ogni sforzo compiuto deve corrispondere una forma di auto-riconoscimento. Per ogni caloria perduta un biscotto?

Infine, passo 3: «Get peer pressure». È questa un’espressione che identifica la pressione esercitata su un individuo da un gruppo omogeneo ( amici, colleghi, famigliari) che lo circonda e lo invita a «modificare valori e comportamenti per aderire a quelli di tutti». Una sorta di conformismo gentile, insomma. Il più cortese ricatto morale.

Solo a leggere questa lista mi sento già meno produttivo di prima. Ma, nel riporla, più felice.

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