Triste e lieve

A volte mi chiedo che cosa la tecnologia abbia fatto di noi. Di me, quantomeno. Di recente ho individuato su me stesso una nuova sindrome, certamente derivata dall'uso di apparecchiature che hanno a che fare con Internet. Un fenomeno patologico che potremmo definire “Arrabbiatura su cloud” o “trasmissione di colpa per protocollo tc/ip”. Per fortuna si tratta di una sindrome rara, almeno lo spero: per quanto ne so potrei essere l'unico soggetto colpito, anche se ne dubito.

La sindrome si presenta con sintomi precisi ma soprattutto in una circostanza specifica: quando il computer si blocca o rallenta nel momento in cui stiamo ricevendo un messaggio esterno. I sintomi vanno da un lieve tremore delle mani, all'arrosatura delle guance, alla festinazione delle parole che diventano via via sempre più volgari. La sindrome, insomma, consiste nel dare la colpa agli altri utenti online – amici, colleghi, conoscenti – per gli intoppi del nostro sistema. “Dieci mega!” ci sentiamo urlare, “Ma cosa gli è venuto in mente di mandarmi una roba da dieci mega! Adesso starò qui tutto il giorno per colpa sua”.

A pensarci bene, questa moderna sindrome non fa altro che trasferire online una patologia esistente, forse, da sempre: l'intolleranza verso il prossimo. Ovvero la difficoltà ad ammettere che esso possa muoversi su sentieri diversi dai nostri, a volte secondo ritmi diversi dai nostri e con tempi non armonizzati con i nostri. “Ho fatto tardi perché il tale mi ha attaccato bottone e non la finiva più”. “A quella non importa che tu abbia fretta: continua a parlare come se niente fosse”. Certe occasioni finiscono per rallentare la nostra frenesia interiore come una mail troppo pesante fa con il sistema operativo. La giornata ideale è diventata quella in cui tutto “fila liscio”, il computer non rallenta, nessuno ci disturba e i contatti non programmati con gli altri sono ridotti al minimo. Troviamo conforto e felicità nel precipitare senza ostacoli. Ciò è triste e lieve allo stesso tempo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA