Tristezza su misura

Diffidare sempre di una banda di psicologi con un metro o, peggio ancora, un cronometro: potrebbero mettersi a misurare cose delicate e arrivare a conclusioni sgradevoli. Nessuno, purtroppo, ha provveduto a distrarre un gruppo di baldanzosi ricercatori di un'Università belga i quali, con la collaborazione di 120 studenti-cavie, si sono messi a misurare nientemeno che i sentimenti. Una misura di durata, per la precisione.

Il risultato, come era legittimo aspettarsi, non è rassicurante. Il team di Philippe Verduyn ha  studiato 27 emozioni, tra cui gioia, sollievo, orgoglio e rabbia, per stabilire quanto, in media, impiegano a esaurirsi una volta innescate. Spiace dirlo, ma quella che dura più a lungo è la tristezza: 120 ore. All'altro estremo della scala, l'emozione più rapida a svanire: la vergogna. Mezz'ora, assicurano gli psicologi, e se ne va. Ora sappiamo come fanno i parlamentari a uscire di casa.

Messa a paragone con la tristezza, la gioia fa registrare una deludente durata media di 35 ore. Ma perché la tristezza dura così a lungo? La ricerca non lo spiega compiutamente, limitandosi a sottolineare che, comunque, il fattore decisivo starebbe nel fatto che, sugli eventi tristi, ovvero che hanno innescato la tristezza, tendiamo a rimuginare parecchio. In altre parole, la tristezza è una trappola mentale, avvolge i pensieri su se stessi costringendoli ad alimentarla in una specie di corto circuito emozionale. Viene anche da pensare - ma fino a questo punto la ricerca non si azzarda ad arrivare - che la tristezza abbia qualcosa di consustanziale alla natura umana, mentre la gioia è uno stato più raro, quasi superiore alle nostre forze, e dunque "tollerato" per un tempo più breve. Spero di sbagliarmi, perché se così fosse la condizione dell'uomo sarebbe infinitamente più triste di quel che si può pensare. E con la durata media della tristezza che che riscontriamo in giro, ci sarebbe poco da stare allegri.

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