Leggo che l'Australia è il paese in cui, secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, si vive meglio al mondo. «Fortunati australiani» penso, ma senza invidia. La storia insegna come, una volta conquistato un primato, incomincino i problemi. Infatti, subito dopo «fortunati australiani» un secondo pensiero subito si forma nel mio cervello (stabilendo così il nuovo primato di due pensieri consecutivi): «E adesso cavoli loro».
La notizia del successo australiano ha riportato alla mia memoria la lontana lettura (quasi quarant'anni fa) di un albo a fumetti dedicato ai classici Disney, albo che, nel corso di un'estate, lessi e rilessi infinite volte. La mia storia preferita, firmata dal grande Carl Barks, si intitolava “Zio Paperone e la dollarallergia”.
Nella storia accade che, sopraffatto dallo stress, Zio Paperone manifesti una potente allergia per il denaro. In cerca di un luogo tranquillo dove curarsi, organizza una spedizione per Trulla-la, mitica città perduta dove il denaro non esiste. Per un po' di tempo, lo Zio, accompagnato da Qui, Quo e Qua, convive felicemente con i placidi abitanti di Trulla-la fino a quando, un giorno, ignaro di quanto sta facendo, abbandona per terra il tappo metallico di uno dei flaconi della medicina che ha portato con sé. Il possesso del tappo scatena gli istinti peggiori dei “trullaliani” i quali scoprono così il devastante potere del denaro. Afflitto e tormentato dalla colpa, Zio Paperone deve andarsene.
Come non pensare, rievocando le disgrazie di Trulla-la, ai pericoli che corrono gli australiani? Un giorno non lontano essi potrebbero trovarsi al cospetto di un visitatore il quale, euforico per essere sbarcato nel paese più felice del mondo, se ne venisse fuori incautamente a parlare di “larghe intese” piuttosto che di “antipolitica”, di “riforme istituzionali” piuttosto che di “porcellum”. Sarebbe l'inizio del contagio e la fine di un continente. Da terra del canguro a regno del figuro.
La notizia del successo australiano ha riportato alla mia memoria la lontana lettura (quasi quarant'anni fa) di un albo a fumetti dedicato ai classici Disney, albo che, nel corso di un'estate, lessi e rilessi infinite volte. La mia storia preferita, firmata dal grande Carl Barks, si intitolava “Zio Paperone e la dollarallergia”.
Nella storia accade che, sopraffatto dallo stress, Zio Paperone manifesti una potente allergia per il denaro. In cerca di un luogo tranquillo dove curarsi, organizza una spedizione per Trulla-la, mitica città perduta dove il denaro non esiste. Per un po' di tempo, lo Zio, accompagnato da Qui, Quo e Qua, convive felicemente con i placidi abitanti di Trulla-la fino a quando, un giorno, ignaro di quanto sta facendo, abbandona per terra il tappo metallico di uno dei flaconi della medicina che ha portato con sé. Il possesso del tappo scatena gli istinti peggiori dei “trullaliani” i quali scoprono così il devastante potere del denaro. Afflitto e tormentato dalla colpa, Zio Paperone deve andarsene.
Come non pensare, rievocando le disgrazie di Trulla-la, ai pericoli che corrono gli australiani? Un giorno non lontano essi potrebbero trovarsi al cospetto di un visitatore il quale, euforico per essere sbarcato nel paese più felice del mondo, se ne venisse fuori incautamente a parlare di “larghe intese” piuttosto che di “antipolitica”, di “riforme istituzionali” piuttosto che di “porcellum”. Sarebbe l'inizio del contagio e la fine di un continente. Da terra del canguro a regno del figuro.
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