Tutta colpa tua

Tutta colpa tua

«Pimps, prostitutes, wiretaps, and blackmail: it’s another week for the Berlusconi administration». Non ci vuole una laurea per tradurre, alla svelta, dall’inglese: «Papponi, prostitute, intercettazioni e ricatti: un’altra settimana del governo Berlusconi». È l’incipit dell’ultimo articolo che un sito specializzato nel raccogliere notizie dai media di tutto il mondo ha dedicato all’Italia. Non stupisce che dica così perché fa da specchio ai media internazionali, i quali fanno da specchio a quelli nazionali che, a loro volta, raccontano la quotidianità amministrativa del nostro Paese nei termini sopra riportati.

Quando la stampa estera ci tratta così - e ormai ci tratta sempre così - le reazioni conosciute sono due, uguali e contrarie: 1) «Ecco, che vergogna: ma è possibile essere governati da gente del genere, che ci fa perdere prestigio internazionale?»; 2) «Ecco, che vergogna: è possibile che la nostra stampa dica queste bugie, che ci fanno perdere prestigio internazionale?»

Il confronto con la pessima reputazione che l’Italia ha all’estero non sospende l’eterno dualismo interno. Eppure, bisognerebbe rendersi conto che, da qualche parte oltre il confine, questo infinito beccarsi, questa bega da cortile, non ha più senso e che, a terra esanime, rimane soltanto il simulacro della nostra società, il vuoto a perdere della nostra cultura e la medicina scaduta del nostro futuro. Un giorno, qualcuno verrà e seppellirà i nostri resti: sulla lapide, sotto il simbolo della giarrettiera e del pugnale, scriverà soltanto: «È stata tutta colpa tua».

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