Tutti colpevoli

Tutti colpevoli

«Gli scienziati e i funzionari governativi incaricati di stimare i rischi, non hanno soltanto il compito di condurre bene le loro analisi. Devono anche accettare la responsabilità di comunicare e di comunicare bene... con prudenza, chiarezza e con il necessario rispetto delle emozioni con cui il pubblico percepisce il rischio... perché per quanto la scienza faccia, quello che dice e come lo dice ha molto a che fare con il rischio che in effetti affrontiamo».

Ho tradotto, spero decentemente, da un articolo pubblicato in Rete che si occupa della notizia italiana forse più discussa all'estero. Non riguarda le parti intime di Berlusconi, come si potrebbe pensare, ma il processo che, all'Aquila, vede imputate sette persone con l'accusa di omicidio colposo per non avere avvertito la popolazione abruzzese prima del sisma del 6 aprile 2009: un disastro che provocò 308 morti.

Il sentimento più diffuso è di condanna per una nazione - e per un sistema giudiziario - che osa «processare la scienza». Molti rievocano il processo a Galileo Galilei e c'è anche una petizione internazionale con cinquemila firme inviata al presidente della Repubblica perché intervenga a scongiurare un'inquisizione apparentemente oscurantista. Quello che ho citato è uno dei pochi articoli in disaccordo: sottolinea come non sia a processo la scienza ma un certo modo di comunicare fazioso, paternalista e approssimativo. Francamente, se avessimo un poco di coscienza, dovremmo riconoscerci tutti colpevoli.

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