Tweed

Tweed

Ho già accennato al singolare interesse che provo per il blog di Brooks Brothers "Of rogues and gentlemen". Nel giorni scorsi, visitandolo, il mio volto si è illuminato alla lettura di questo titolo: «Do you feel the need, the need for tweed?» La traduzione, purtroppo, riduce il titolo nei termini di «Senti il bisogno, il bisogno del tweed?», cancellando l'effetto ripetizione-rima che lo fa suonare come un malizioso "limerick" e rendendolo, per me, irresistibile.

Si trattava, naturalmente, di un articolo dedicato al "tweed", ovvero al tradizionale tessuto scozzese per autunno e inverno. Devo notare come, oggi, di tweed non se ne veda molto, forse perché è venuta un poco meno l'abitudine di aggirarsi per le brughiere con il binocolo al collo in compagnia di un docile cavallo trattenuto per le redini. Al tweed preferiamo di gran lunga abiti confezionati con materiali derivati dal petrolio, capaci di isolarci da temperature riscontrabili sulle cime dell'Himalaya e poco importa se, normalmente, non ci spingiamo oltre Cinisello.

L'articolo insiste nel notare come anche il tweed sia un tessuto da "duri": non a caso, Clint Eastwood indossa una giacca di tweed in "Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo". Mi pare un tentativo disperato di salvare il tweed dall'oblio. Non saprei dire perché, ma viviamo in un'epoca poco adatta al tweed. Addirittura, fasciarsi di tweed dalla testa ai piedi potrebbe essere percepito come una provocazione. L'unico a capire, sarebbe il cavallo. Gli altri ci terrebbero senz'altro a distanza. Di binocolo.

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