Leggo con soddisfazione che agli scontri di Milano in seguito alla protesta cosiddetta “dei forconi” hanno partecipato in allegria anche alcuni ultras olandesi, arrivati in città per la partita di Champions dell’Ajax a San Siro. Dico con soddisfazione perché al serraglio italiano, al panorama dei protestatari e dei contro-protestatari, degli indignati, dei fomentatori, degli ultraconservatori in crisi mistica, dei progressisti da campeggio e dei rivoluzionari allergici allo shampoo, mancavano giusto loro: i Picchiatori dell’Ajax. La prossima volta - perché no? - potrebbero invitarsi al ballo anche i Bucanieri del Feyenoord e gli Scassamaroni del Psv.
Un festoso quanto violento assembramento, che si avvicina alle sublimi ammucchiate della migliore commedia surreale: quella dei Marx Brothers, per esempio, tutta battute, giochi di parole, spintoni, scivolate e ammaccature.
Ho letto da qualche parte che non bisognerebbe sottovalutare queste insorgenze. Il fuoco cova sotto la cenere e la situazione è “esplosiva”. Non sottovaluto il potenziale detonante del consesso sociale, ma inviterei chi lancia allarmi e diffonde sinistri vaticini a non minimizzare per converso il suo straordinario tasso di scempiaggine. Il giacobino da semaforo così come il radicale da passaggio a livello sono macchiette talmente lise e dimesse da muovere al riso anche chi è animato dalle migliori intenzioni e disposto a concedere alla piazza un largo credito di simpatia.
A cambiare le cose ci abbiamo provato, nel corso dei secoli, in una varietà di maniere: forche e ghigliottine, scioperi, marce lunghe e marce paesane, discorsi infiammati e retorica roboante. Ci abbiamo provato con la pace e l’amore, l’hascisc e la musica, l’obiezione di coscienza e le vetrine sfondate. Chissà non sia venuto il momento di provarci con la ragione.
Sarebbe una rivoluzione senza martiri, inni, bandiere, tribuni e frasi da scrivere sui muri. Forse potrebbe riuscire. Basta sapere però che di certo verrà male in foto.
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