Un anno di pausa

Tra qualche giorno, probabilmente verso la metà di dicembre, la rivista “Science” annuncerà quale è stata la scoperta scientifica dell'anno, “the breakthrough of the year” secondo la definizione originale. Sono curioso di sapere quale sarà, perché quella dell'anno scorso mi sembra francamente imbattibile, e presentare qualcosa di ancor più straordinario vorrebbe dire arrivare con la pietra filosofale, non quella che trasforma il ferro in oro ma quella che muta un propagandista da referendum in un essere ragionevole.

La scoperta dell'anno scorso è racchiusa in una sigla – CRISPR – che vuol dire “Clustered regularly interspaced short palindromic repeats”, ovvero “Brevi ripetizioni palindrome raggruppate e separate a intervalli regolari” (si tratta dell’unico caso in cui la traduzione è più oscura dell'originale) ed è qualcosa che ha a che fare con l'editing, ovvero la modifica, del genoma: in pratica, un potente strumento di ingegneria genetica. Con il CRISPR è (stato) possibile rendere innocui certi parassiti, alterare numerose coltivazioni e modificare geneticamente il bestiame ma, in ultima analisi, l'obiettivo è intervenire sul genoma umano. Si potrebbero eliminare alla radice certe malformazioni, ma anche introdurre nei nascituri, a richiesta, specifiche caratteristiche fisiche.

Tutto questo solleva enormi questioni etiche che, a quanto pare, sono state affrontate solo dopo che il CRISPR è uscito dal laboratorio. Un partecipante al più importante convegno sul tema ha affermato: “Era facile dire che non dovremmo mai fare cose del genere quando non potevamo farle. Ora è diverso”. Umanamente verissimo. Per questa ragione, pur dichiarandomi ammirato per l'abilità e la preparazione degli scienziati che hanno lavorato sul CRISPR, e augurandomi che venga sfruttato il più benignamente possibile, debbo sperare che la scoperta più importante, quest'anno, consista in un nuovo modello, avanzatissimo, di pelapatate. Così, per prenderci un anno di pausa.

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