Un caffè a Pyongyang

Diceva uno dei geniali personaggi di Corrado Guzzanti: «La risposta è dentro di te, però è sbagliata». Così è la nostra concezione del mondo: pensiamo di sapere com’è, ma ci inganniamo.

Con “mondo” intendo proprio la cara vecchia Terra, nella sua composizione fisica e geografica. Per istinto, abitudine e - qualche volta - anche per ignoranza, ognuno di noi ha impiantato in testa un suo mappamondo, sul quale tiene ancorata l’idea che ha del globo. Ad alcune regioni attribuiamo arbitrarie caratteristiche di freddo, caldo, desolazione o, al contrario, di abbondanza biologica. È soprattutto sulla localizzazione che prendiamo cantonate clamorose e paralleli e meridiani non ci aiutano, forse perché non abbiamo la pazienza di seguirli.

Per nostra fortuna, c’è sempre qualcuno che ha tempo da buttare e di tanto in tanto provvede, forse senza volerlo, a fornirci qualcosa di utile. Come la mappa dell’Europa con le capitali rimpiazzate da città che si trovano sulla stessa latitudine. Un’idea a prima vista niente più che simpatica, almeno fino a quando non scopriamo, per esempio, che, senza variazione di latitudine, potremmo piazzare Chicago al posto di Roma con vivissima sorpresa, immaginiamo, della sindaca Raggi. Allo stesso modo, potremmo prendere un volo per Madrid e atterrare a New York o addirittura illuderci di scendere dall’aereo a Lisbona e scoprire di essere a Pyongyang. Ammesso di riuscire a riprendere l’aereo, potremmo forse decidere di rifugiarci a Parigi, città, nonostante le recenti turbolenze, sempre aperta e interessante: peccato solo che ci accoglierebbe Volgograd, centro notoriamente sprovvisto di torri Eiffel. L’elenco dei singolari spostamenti è lungo e straniante: basti dire che Tokyo si fa sorprendere in Tunisia e Montreal in Croazia. Una sola certezza: in ogni città troveremo un italiano che si lamenta perché non riesce a bere un caffè decente.

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