Vero è che, grazie agli aerei, in teoria l’estate non finisce mai: poche ore di volo ed è possibile ritrovarsi, in pieno gennaio, al sole di una bianchissima spiaggia esotica. È anche vero, però, che quando parliamo di estate pensiamo ancora alla nostra estate e per quanto le scappatelle extra-europee siano ormai alla portata di tanti, il periodo giugno-settembre resta quello deputato alle vacanze intese nel senso più tradizionale e geograficamente abbordabile del termine. Logico che, ormai a metà maggio, si cominci a parlarne. A breve ci saranno le elezioni europee, finiranno le scuole e, con i caldi di giugno, molti di noi di ritroveranno a guardare i Mondiali di calcio in qualche località marittima, circondati da diversi accenti regionali e a tiro di un eccessivo numero di ascelle traspiranti. Questa la realtà, ovvero la nuda cronaca. Le vacanze come vorrebbero propinarcele i media sono invece un’altra cosa.
Un importante sito illustrava, ieri, le bellezze dell’Alentejo, una regione del Portogallo, e in particolare la magnificenza delle sue spiagge. Spiagge, specificava il sito, «per vip e pescatori». Che cosa dovremmo dedurre da questa precisazione? Forse, che sulle spiagge dell’Alentejo c’è posto soltanto per vip internazionali e pescatori locali, due raggruppamenti sociali peraltro non troppo numerosi. Questo escluderebbe dall’Alentejo circa il 99 per cento della popolazione mondiale, inclusi voi che leggete e io che scrivo. Perché, allora, sbandierare questo angolo di Portogallo su un media ad alta diffusione? Ma per creare il paradosso, sempre più assurdo ma ancora efficace, che l’esclusività sia a portata di tutti. O, meglio ancora, per indurre il nostro individualismo a ignorare i sempre più trasparenti meccanismi di massa. Se un giorno, in Portogallo o altrove, ci guardassimo intorno e finalmente ammettessimo che accanto a noi non ci sono né vip né pescatori, ma solo altra gente in vacanza, avremo finalmente concesso al nostro sfinito egoismo un giorno di ferie.
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