Avete mai notato che le previsione su come vivremo nel futuro tendono sempre ad accentuare il conformismo dei comportamenti umani? Non a caso, in tanti film di fantascienza - in quelli classici, almeno - si immagina un’umanità vestita in uniforme. Le previsioni sopravvalutano la razionalità dell’uomo: suppongono che egli sia alla costante ricerca di soluzioni sempre più economiche, efficienti, sicure. In questa visione, è ovvio che tutti si vada in giro vestiti allo stesso modo: una volta individuata la stoffa più resistente e disegnata la foggia più pratica e razionale, perché qualcuno dovrebbe cercare di distinguersi?
La ricerca dell’efficienza è in realtà solo una delle spinte che portano l’umanità a progredire: considerarla unica o preponderante induce le previsioni a errori a volte imbarazzanti. Ecco perché bisognerebbe considerare con un pizzico di sospetto le sempre più frequenti analisi che i media riservano al trasporto del futuro. In tutte c’è una convinzione: ci muoveremo su veicoli in grado di guidarsi da soli; a noi resterà il compito di inserire nel computer la destinazione e la “macchina” farà il resto.
Questa prospettiva spinge molti esperti a ritenere che il trasporto pubblico ne approfitterà per prendersi una clamorosa rivincita. Razionalità e risparmio, coniugate con la nascente tecnologia, ci vedono viaggiare, in futuro, su mezzi collettivi: bus, van e treni a guida automatica. Tutto questo è logico, come dicevo, e sarebbe inevitabile se il progresso tendesse unicamente all’efficienza. Credete però che, in nome della ragione, sarà possibile cancellare lo spirito individualistico che alimenta per tanta parte l’industria dell’auto? Tutti convinti nel preferire il bus della razionalità alle automobili ruggenti, estensioni di noi stessi, maschere del nostro io in grado - secondo una comune visione - di esprimere il nostro unico, originale, inimitabile “stile”? Io credo che molti si ribelleranno e, logico o no, continueranno a chiedere all’automobile, fosse anche una Panda, di rappresentarli in questo mondo così pieno di incroci e precedenze.
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