Un pezzo in più

Complimenti: questa mattina vi siete svegliati con un organo in più. Inutile che lo sguardo dei maschi sia corso alle parti basse: non stiamo parlando di quel tipo di organo.

Parliamo invece di una notizia che non è dato scrivere tutti i giorni, neppure nel campo medico-scientifico che pure di tanto in tanto ci riserva qualche sorpresa, sia per i fenomeni che riesce a chiarire, sia per quelli che rimangono inspiegabili, come l’accento di Giovanardi.

La notizia, lo avrete intuito dalle prime righe, è che gli scienziati qualche giorno fa hanno scoperto nel corpo umano un organo che non sapevano ci fosse. Possiamo ben chiamarli distratti, visti secoli di lezioni d’anatomia ma, a loro difesa, va detto che si tratta di un organo molto piccolo - smettetela di guardare laggiù! - e per di più trasparente. La parte del corpo - forse è più giusto chiamarla così - rimasta sconosciuta fa parte dell’occhio: è uno strato della cornea. I testi di medicina fino a ieri ritenevano che la cornea fosse composta da cinque strati sovrapposti: il ricercatore Harminder Dua ne ha trovato un sesto, spesso appena 15 micron (0,015 millimetri), e lo ha subito battezzato Strato di Dua, una mossa piuttosto egocentrica da parte sua anche se, si suppone, dovremmo ringraziarlo per non averlo chiamato Strato di Harminder.

E ora che lo abbiamo trovato, che cosa ce ne faremo dello Strato di Dua? A prima vista - l’allusione ottica non è involontaria - gli esperti ritengono che la scoperta possa contribuire a migliorare la precisione e di conseguenza l’efficacia degli interventi chirurgici all’occhio.

A noi interessa ancora di più il fatto che la scoperta di Dua sta a dimostrare come l’esplorazione del corpo umano ancora non sia finita. C’è dunque speranza che la scienza, un giorno, riuscirà finalmente a individuare nell’uomo una componente benigna di cui da millenni si favoleggia: il cuore.

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