Egregi presidenti e segretari di partito; spettabili compilatori di liste, coordinatori nazionali, regionali e provinciali,
ho assistito con molto interesse all’allestimento e alla presentazione delle liste per le prossime elezioni politiche.
Sembrava chiaro che, all’avviarsi del processo, le parole d’ordine dovessero essere pulizia e rinnovamento. Non che fossero slogan scelti dai partiti stessi: erano gli elettori, per una volta, ad averli imposti, turbati dal sempre più profondo distacco tra loro e voi, immalinconiti come passeggeri senza biglietto rimasti sulla banchina a salutare, di malavoglia, la partenza del transatlantico dei sogni - il vostro -, detto anche piroscafo delle feste, dei privilegi e dell’incoscienza, ingelositi e avvelenati dalla sfacciataggine della vostra opulenza: poco importa se poi, alla resa dei conti e della legislatura, la vostra crociera è parsa molto simile a quella del Titanic.
Eravamo convinti, quaggiù sulla banchina, che la scorta di scuse fosse esaurita. E invece, giorno dopo giorno, con l’avvicinarsi della scadenza fissata per la presentazione delle liste, è stato un crescendo: prima di precisazioni, poi di distinguo, quindi di deleghe, di eccezioni e di casi particolari. Infine, sotto con l’attacco ai «moralisti» e con gli strepiti indignati: «Noi le liste non ce le facciamo dettare dalla magistratura»; «Caro lei, solo perché lo chiamavano Scannacristiani, Brusca era poi così cattivo».
Insomma, tutto ciò considerato, visto il risultato finale, soppesati i nomi, la faccia tosta, le condanne e le pendenze penali vengo a presentarvi una mia sia pur tardiva candidatura. Dopo tutto, sono incensurato: solo perché non mi hanno mai preso, questo è vero, ma ciò vale anche per molti di voi. Chiedo un posto sicuro, Camera o Senato non importa, purché con agevole e rapido accesso alle prostitute: a quanto mi dicono, questo non dovrebbe essere un problema. In fede, vostro
Jack lo Squartatore
ho assistito con molto interesse all’allestimento e alla presentazione delle liste per le prossime elezioni politiche.
Sembrava chiaro che, all’avviarsi del processo, le parole d’ordine dovessero essere pulizia e rinnovamento. Non che fossero slogan scelti dai partiti stessi: erano gli elettori, per una volta, ad averli imposti, turbati dal sempre più profondo distacco tra loro e voi, immalinconiti come passeggeri senza biglietto rimasti sulla banchina a salutare, di malavoglia, la partenza del transatlantico dei sogni - il vostro -, detto anche piroscafo delle feste, dei privilegi e dell’incoscienza, ingelositi e avvelenati dalla sfacciataggine della vostra opulenza: poco importa se poi, alla resa dei conti e della legislatura, la vostra crociera è parsa molto simile a quella del Titanic.
Eravamo convinti, quaggiù sulla banchina, che la scorta di scuse fosse esaurita. E invece, giorno dopo giorno, con l’avvicinarsi della scadenza fissata per la presentazione delle liste, è stato un crescendo: prima di precisazioni, poi di distinguo, quindi di deleghe, di eccezioni e di casi particolari. Infine, sotto con l’attacco ai «moralisti» e con gli strepiti indignati: «Noi le liste non ce le facciamo dettare dalla magistratura»; «Caro lei, solo perché lo chiamavano Scannacristiani, Brusca era poi così cattivo».
Insomma, tutto ciò considerato, visto il risultato finale, soppesati i nomi, la faccia tosta, le condanne e le pendenze penali vengo a presentarvi una mia sia pur tardiva candidatura. Dopo tutto, sono incensurato: solo perché non mi hanno mai preso, questo è vero, ma ciò vale anche per molti di voi. Chiedo un posto sicuro, Camera o Senato non importa, purché con agevole e rapido accesso alle prostitute: a quanto mi dicono, questo non dovrebbe essere un problema. In fede, vostro
Jack lo Squartatore
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