Un sindaco in viaggio

Par di capire che il nuovo idolo degli appassionati fustigatori delle tante Caste che attentano al patrimonio pubblico, sia il neo-eletto sindaco di New York Bill de Blasio. La ragione è di carattere ferrotranviario: de Blasio si è recato alla cerimonia del giuramento in metropolitana, risparmiando alla cittadinanza costose parate in auto blu con spiegamento di agenti agli angoli delle strade e di cecchini sui tetti. Un bel gesto, che trasmette ai cittadini un messaggio semplice e complesso insieme: prendo la metropolitana, significa il sindaco, perché sono uno di voi e perché ho cura del denaro che, con le tasse, voi versate alla mia amministrazione. Da noi, non solo ben pochi si sognano di mandare messaggi del genere ma, tra gli amministratori, pochi hanno idea di che cosa sia una metropolitana: al massimo la identificano con la ragione per cui incassano certe tangenti.

Ciò detto, lasciato sfumare l’applauso per de Blasio, guardiamoci un momento negli occhi: crediamo veramente che, adesso, il sindaco della metropoli Usa andrà tutti i giorni al lavoro in metropolitana?

Se lo facesse, sarebbe perfino controproducente: si esporrebbe infatti alle lamentele, alle questue, ai risentimenti, ai livori, alle adulazioni, alle minacce e, sì, perfino alle menzogne che i cittadini casualmente incontrati in viaggio vorrebbero senz’altro rivolgergli. Paradossalmente, ogni piccolo favore che il sindaco dovesse concedere a un confratello pendolare incontrato sottoterra, sarebbe un’ingiustizia verso i cittadini che prendono il bus o che vanno a piedi o che, semplicemente, hanno imboccato la discesa nella metropolitana un po’ prima o un po’ dopo di lui.

Questo non vuol dire che, per evitare ingiustizie, il sindaco dovrà isolarsi: al contrario, gli sarà richiesto di prestare ascolto a tanti, tantissimi cittadini. Ma poi dovrà fare la cosa più difficile: decidere nell’interesse di tutti. E l’interesse di tutti non è semplicemente la somma degli interessi dei singoli: bisogna infatti che nell’equazione entri anche il fattore della tolleranza e il dividendo dell’onestà.

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