Una modesta proposta

Non è vero che in Italia le cose non si sistemino mai. Ci vuole, come si dice, il suo tempo ma poi, piano piano, simili a tante formichine operose - magari un po’ rimbecillite dalla tv e dal Gratta e Vinci - arriviamo a occuparci di tutto. Pareva che, assorbiti dalla desistenza e dal campionato di calcio, non necessariamente in quest’ordine, ci fossimo dimenticati della nave Costa Concordia, ovvero del gran relittone che, dal gennaio 2012, giace inclinato accanto all’isola del Giglio grazie alla perizia marinaresca del comandante Schettino.

Non ce ne eravamo dimenticati affatto: semplicemente, ci stavamo organizzando. Come hanno riportato con ampiezza i giornali, da lunedì scatterà l’operazione di raddrizzamento della nave. «Un’impresa mai tentata prima», ha spiegato il commissario Franco Gabrielli, che costerà la bellezza di 600 milioni di euro: d’altra parte, non è che si può trasformare il Mediterraneo in una discarica di piroscafi, prima o poi bisogna tirarli su.

Tutto giusto, per carità ma, a pensarci bene, se non ci si fosse precipitati a prendere una decisione nel giro di venti mesi, si sarebbe potuto arrivare a una qualche diversa e più interessante determinazione.

Nessuno, per esempio, si è soffermato a pensare che, spesa per spesa, aggiunto qualche miliardo ai seicento milioni, avremmo potuto risolvere il problema inclinando non la nave, ma il Giglio e l’Italia tutta. Questa proposta, a prima vista bizzarra, comporta invece qualche vantaggio. Per prima cosa, risolverebbe l’annoso problema della torre di Pisa. In secondo luogo, come «impresa mai tentata prima» questa fa impallidire quella annunciata dal commissario Gabrielli.

Per quanto a prima vista possa sembrare impossibile, sono convinto che gli italiani, unendo gli sforzi, sarebbero in grado di inclinare il Paese. Raddrizzarlo, neanche a parlarne, ma inclinarlo, pensateci, non sarebbe poi così difficile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA