Uno solo?

Uno solo?

Un recente studio (gli studi citati devono sempre essere recenti: non avrebbe senso annunciarvi un vecchio studio che ha dimostrato, chessò, la piattezza della Terra); insomma, un recente studio ha dimostrato che, in media, la gente è distratta per il 47 per cento del tempo. Che cosa significa distratta? Significa, secondo lo studio, che lascia vagare la mente su soggetti diversi e aleatori invece di concentrarsi su un impegno singolo e concreto. I ricercatori attribuiscono questo fenomeno a Internet: nulla come la Rete bombarda la mente di soggetti diversi (un post su Facebook, il video di un gatto su YouTube, una mail che suggerisce ampliamenti strutturali delle parti intime), quasi forzandola a saltare dall'uno all'altro.

Modestamente, mi sento di rivendicare una notevole capacità di distrazione indipendente da Internet e certamente precedente alla sua introduzione. Non posso valutare con altrettanta precisione dei ricercatori quale percentuale della mia veglia sia occupata da vagheggiamenti, ma non mi stupirei se qualcuno mi dicesse che si aggira intorno al 50. Secondo moderni criteri di efficienza, ciò è male: per "rendere", bisogna essere "concentrati". In altri termini, il modello da imitare sarebbe quello dei pomodori: concentrati per durare più a lungo e arrivare più lontano.

Non discuto, ma mi chiedo: quanta parte di ciò che realizziamo quando siamo concentrati è dovuta a fantasie, esplorazioni ed esercizi mentali che pratichiamo da distratti? Essendo un "vagheggiatore" e non un "concentrato" non saprei dire con esattezza, ma sospetto che sia una parte cospicua. Ed è forse per questo che, quando sento qualcuno vantarsi del proprio successo dovuto, così spesso si dice, ad aver «inseguito un sogno», un poco di compassione mi coglie e finisco per chiedermi: «Uno solo?»

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