V come troppa fretta

V come troppa fretta

Risparmiare tempo è cosa utile, lo ammetto, e dunque apprezzo quando la tecnologia viene programmata a questo scopo. Però mi chiedo: funziona sempre? Non è che, in qualche caso, questa convulsa ricerca a offrirci opzioni rapide, addirittura istantanee, finisce per creare degli sciocchi equivoci? Il dubbio si è fatto certezza quando ho cominciato a far caso alla “funzione di completamento automatico” di Google. Saprete già come funziona: digitate una lettera nell'apposita “stringa” e Google si precipita a offrirvi parole chiave, cercando di anticipare la vostra richiesta. Ma davvero ci riesce?

Ieri ho provato con la lettera “f”. Risposte: “facebook”, “fb”, “face”, “facebook login”. Non sarò io a negare la popolarità di Facebook, ma mi sembra che la buona, cara lettera “f” si presti come iniziale anche ad altre onorevolissime parole. Che dire di Firenze? O di fenice? O di frutto? E questo senza neppure far cenno alla politica.

Perplesso, ho lasciato la “f” per provare con la “d”: “decathlon”, “dizionario”, “danza kuduro” e “discoradio”. Mi sono quasi indignato. Danza kuduro? Che fine hanno fatto parole come Dio, dottrina, dipingere? Ci saranno in quel “dizionario” che Google si fa cura di offrire tra un decathlon e una discoradio? Per ripicca ho digitato la “v”: «Vediamo se la trovi, la parola che ho in mente» mi sono detto. Risposte: “virgilio”, “vodafone”. «Macché! Proviamo con “va”»: “vasco rossi”, “valtur”. «Niente da fare. Ti dò un'ultima occasione: “vaf”». Ci credete? L'ha indovinata subito.

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