Vacanze

Vacanze

Avrei voluto dirvi: oggi, domenica 30, parto per le vacanze. Così è, in effetti, e dunque provo a dirvelo: oggi parto per due settimane di vacanza.
Avete notato? Suona falso. Eppure, alla mia affermazione non dovrebbe mancare nulla. Controllo la data sul biglietto aereo: è quella di oggi, non ci sono dubbi. Quanto all’uso del verbo "partire", beh, mi sembra scontato: ammetto che, in questi casi, partire non è strettamente necessario, ma è comunque pratica molto frequente, direi d’abitudine. In quanto al termine "vacanze", siamo allo scontato: trattasi proprio di vacanze. Se non volete chiamarle così, chiamatele ferie. Per me è lo stesso: zuppa, pan bagnato, eccetera.
Ma, allora, qual è il dubbio? Questo: per quanto composta da tre verità, o da tre dati di fatto, la frase «oggi parto per le vacanze» non sta in piedi, perché presuppone in chi la pronuncia una chiaroveggenza impossibile. Infatti, sulla mia strada, come su quella di ogni altro viaggiatore, di questi tempi possono frapporsi ostacoli impensabili, perfino grotteschi: vulcani islandesi, maree centroamericane, smottamenti padani, lacerazioni australi, agitazioni britanniche, sperperi newyorchesi, virus asiatici, siccità africane, sofisticazioni neozelandesi e disordini baltici. Realisticamente, posso dirvi soltanto che oggi andrò all’aeroporto. È tutto quello che mi concede la globalizzazione.
P. S. - Dovessi farcela a partire, non pensate di esservela cavata: la rubrica continuerà a uscire regolarmente.

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