Christine Lagarde è una signora elegante, certamente molto intelligente e di sicura preparazione. Di mestiere, almeno dal gennaio 2011, fa il presidente del Fondo monetario internazionale il che la pone nella condizione poco invidiabile di dover lanciare messaggi al mondo in fatto di economia.
Periodo peggiore, alla signora, non poteva capitare perché è evidente che ultimamente le notizie non sono esaltanti. Così, la presidente non deve proprio spassarsela molto se, a ogni consesso cui partecipa, è costretta a intristire l’auditorio con previsioni fosche e bilanci avvizziti.
Nel giorni scorsi, a Tokyo, la signora ha affrontato il tema della crescita economica globale per affermare, in sostanza, che non esiste. O che, se esiste, sta rallentando vistosamente. «Nel trimestre scorso» scrive il Corsera a corredo del discorso giapponese del presidente Lagarde, «per poco la zona euro ha evitato di tornare in recessione. (...) La Cina è in rallentamento netto. L’India ha visto crollare la crescita del Prodotto interno lordo ai minimi decennali». Per quanto riguarda gli Stati Uniti, la signora «aveva già espresso in precedenza la sua viva preoccupazione».
Il quadro complessivo è che il mondo, nel suo procedere verso ambizioni, miglioramenti, aspirazioni individuali e collettive, è trascinato da una locomotiva a vapore - la crescita economica - sempre più sfiatata e inaffidabile. Vien da pensare l’impensabile, ovvero che i mesti annunci di Christine Lagarde non siano bollettini a breve gittata, destinati a essere sostituiti non appena il vento prenderà un’altra direzione. Piuttosto, potrebbero essere sentenze definitive: la crescita è finita, forse per sempre. Abbiamo raggiunto il punto estremo oltre il quale la locomotiva non può più portarci: della sua poderosa spinta è rimasto, come nel finale di un film in bianco e nero, soltanto il vapore.
Periodo peggiore, alla signora, non poteva capitare perché è evidente che ultimamente le notizie non sono esaltanti. Così, la presidente non deve proprio spassarsela molto se, a ogni consesso cui partecipa, è costretta a intristire l’auditorio con previsioni fosche e bilanci avvizziti.
Nel giorni scorsi, a Tokyo, la signora ha affrontato il tema della crescita economica globale per affermare, in sostanza, che non esiste. O che, se esiste, sta rallentando vistosamente. «Nel trimestre scorso» scrive il Corsera a corredo del discorso giapponese del presidente Lagarde, «per poco la zona euro ha evitato di tornare in recessione. (...) La Cina è in rallentamento netto. L’India ha visto crollare la crescita del Prodotto interno lordo ai minimi decennali». Per quanto riguarda gli Stati Uniti, la signora «aveva già espresso in precedenza la sua viva preoccupazione».
Il quadro complessivo è che il mondo, nel suo procedere verso ambizioni, miglioramenti, aspirazioni individuali e collettive, è trascinato da una locomotiva a vapore - la crescita economica - sempre più sfiatata e inaffidabile. Vien da pensare l’impensabile, ovvero che i mesti annunci di Christine Lagarde non siano bollettini a breve gittata, destinati a essere sostituiti non appena il vento prenderà un’altra direzione. Piuttosto, potrebbero essere sentenze definitive: la crescita è finita, forse per sempre. Abbiamo raggiunto il punto estremo oltre il quale la locomotiva non può più portarci: della sua poderosa spinta è rimasto, come nel finale di un film in bianco e nero, soltanto il vapore.
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