Verde

Verde

Premetto: so che quanto sto per dire non consolerà coloro ai quali il maltempo ha procurato danni seri - il garage allagato, l'infiltrazione nel sottotetto, la nonna spazzata via da un torrente - o anche più lievi: le scarpe inzuppate, l'ombrello strapazzato dal vento, la suocera spazzata via da un torrente. Non solo sarà di poca consolazione, potrebbe addirittura essere irritante. Io, però, vi invito a tenere la mente aperta e a constatare un fatto: il maltempo ha prodotto una - e una soltanto - conseguenza favorevole. Il verde.
Dubito che vi sia del tutto sfuggito: è solo che, probabilmente, siete troppo impegnati a schivare pozzanghere e a evitare di finire sotto uno smottamento per prestarvi attenzione. Eppure, in questi giorni, la sinfonia del verde è risuonata in tutta la sua mutevole bellezza. Non c'è prato che non abbia esibito, a imitazione degli smeraldi, tonalità profonde e insieme luminose. Accanto alle distese più ampie, hanno partecipato al coro cromatico i ciuffi sparsi, cresciuti in barba al cemento, ostinati nel ritagliarsi uno spazio anche piccolo. Le foglie, battute dalle gocce di pioggia come tasti dalle dita di un pianista, hanno completato lo spartito con altre preziose tonalità: verdi naturali, semitoni di verde. Il tutto a comporre un brano tessuto in una varietà di tempi: andante con verde, allegretto verdeggiante, vivacissimo con verzura. Su su, fino al gran finale, intonato da un solista d'eccezione: un pino, serio e maestoso come un tenore ben nutrito. Ecco l'acuto: è di un verde prolungato, a effetto. Verdissimo con sentimento. Inchino. Applausi.

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