Sono preparato al peggio perché so che a parlare di rivoluzionare il Natale si rischia grosso. Soprattutto quando si medita di dire che meglio sarebbe se questa festa venisse sottratta ai bambini per essere riconsegnata agli adulti.
Ma chi è questo mostro?, si chiederanno i più. Perché vuole l’infelicità dei nostri figli? Per quale perversa ragione vorrebbe privarli del giorno per loro più entusiasmante dell’anno? Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per comprare i regali, dopo che abbiamo affrontato una calca che neanche al mercato di Bombay quando fanno il 50% di sconto sul curry e soprattutto dopo che abbiamo speso i soldi che abbiamo speso! Ma non si vergogna, il cialtrone?
D’accordo, ho capito. Cercherò di spiegarmi. Molti di voi, non più di primissimo pelo, come si usa dire i certi raffinati circoli tricologici, avranno notato che con l’aumentare dell’età diminuisce l’amperaggio del Natale. In altre parole, mentre nell’infanzia il Natale è un giorno caldo, felice e affettuoso, man mano che gli anni passano tutti questi aggettivi, che uniti innervano la magia della festa, sbiadiscono fino a dissolversi del tutto. Del Natale resta allora poco: un obbligo sociale, un rituale stanco e perfino un poco malinconico. Questo accade proprio quando, avviandosi alla vecchiaia, l’uomo avrebbe bisogno più che mai di calore, gioia e attenzione. Al centro della festa mettiamo invece sempre i bambini, coprendoli di coccole e di regali (soprattutto di regali). Risultato: cresciamo figli viziati, incapaci di gestire la ridotta generosità che la vita dimostrerà in futuro nei loro confronti, e lasciamo soli i più anziani, ai quali non rimane che sonnecchiare soli soletti sulla poltrona, al collo la cravatta di cattivo gusto - il regalo meno “sentito” e scelto più fretta - che immancabilmente viene rifilata loro.
Propongo una radicale inversione: il Natale sia un’ascesa, una scala dorata, un’arrampicata al culmine della quale troveremo ciò che tutti in fondo sogniamo: la Rinascita.
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