Visto che, in questo periodo storico, i governi europei stanno ottenendo brillanti risultati (la Grecia è ormai alla deriva, il Portogallo annaspa, l’Irlanda beve per dimenticare e l’Italia... beh, l’Italia è l’Italia), l’esecutivo della Danimarca ha pensato bene di allargare le proprie competenze decidendosi a porre un freno alla minaccia pubblica numero uno: il burro.
A dirla tutta il burro è solo uno degli alimenti ai quali il governo danese ha deciso di imporre una super-tassa: anche olio, biscotti, dolci, carne e pizza verranno sottoposti al balzello. L’obiettivo, qui, è la tutela della salute pubblica: quegli alimenti contengono grassi saturi e zuccheri raffinati, ovvero i "mattoni" molecolari che conducono all’obesità. E l’obesità rappresenta, oltre che un rischio per l’individuo, anche un costo per la collettività. Tutto bene, tutto logico se non fosse che il concetto stesso della "fat tax" (tassa sul grasso) esclude la possibilità che l’individuo possa decidere per se stesso, magari consumando una quantità ragionevole di burro, concedendosi un solo biscotto al giorno e una pizza al mese.
Si dà per scontato, invece, che la massa non sappia controllarsi, ingurgiti di tutto e che non bastino sacrosante campagne di informazione a circoscrivere il problema. E quindi il governo prende la faccenda nelle sue mani sante, tassa i trigliceridi e decide per tutti con l’autorità cieca di un sospettoso padre di famiglia. Senza considerare che proprio grazie alle politiche economiche dei governi molti di noi già non corrono alcun rischio di morire grassi.
A dirla tutta il burro è solo uno degli alimenti ai quali il governo danese ha deciso di imporre una super-tassa: anche olio, biscotti, dolci, carne e pizza verranno sottoposti al balzello. L’obiettivo, qui, è la tutela della salute pubblica: quegli alimenti contengono grassi saturi e zuccheri raffinati, ovvero i "mattoni" molecolari che conducono all’obesità. E l’obesità rappresenta, oltre che un rischio per l’individuo, anche un costo per la collettività. Tutto bene, tutto logico se non fosse che il concetto stesso della "fat tax" (tassa sul grasso) esclude la possibilità che l’individuo possa decidere per se stesso, magari consumando una quantità ragionevole di burro, concedendosi un solo biscotto al giorno e una pizza al mese.
Si dà per scontato, invece, che la massa non sappia controllarsi, ingurgiti di tutto e che non bastino sacrosante campagne di informazione a circoscrivere il problema. E quindi il governo prende la faccenda nelle sue mani sante, tassa i trigliceridi e decide per tutti con l’autorità cieca di un sospettoso padre di famiglia. Senza considerare che proprio grazie alle politiche economiche dei governi molti di noi già non corrono alcun rischio di morire grassi.
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