Visione di città

Lo ammetto: non mi ci vuole gran sforzo né, tantomeno, sacrificio perché mi senta nobile e virtuoso. Applico i precetti della raccolta differenziata - vetro, plastica, carta, umido - e già mi immagino salvatore del mondo. Una bottiglietta nel giusto cestino e sento la foresta amazzonica infittire; portar fuori l’umido mi provoca visioni: l’ozonosfera inspessisce all’istante a una decina di specie animali è immediatamente risparmiata l’estinzione.

La ragione, tuttavia, dice che il mio impegno - per quanto, insisto, intemerato - non è da solo sufficiente a risparmiare al globo sofferenze e degrado. Occorre fare di più, ma quanto di più possiamo fare (perfino io, anche se sembra incredibile) non lo sapremo mai se non andando a dare un’occhiata dove in effetti lo fanno già.

Per esempio, a Stoccolma. Scorrere l’elenco delle politiche urbane che la capitale svedese applica in fatto di tutela dell’ambiente e di recupero di energia, può avere un effetto straniante. La città si è imposta il traguardo di diventare in dipendente dal combustibile fossile (petrolio, carbone, metano) entro il 2040: non proprio questione di ore ma un risultato, per una città certo non affrancata dalla necessità del riscaldamento, davvero epocale. Nel frattempo, nulla è lasciato al caso: dalle fogne si ricava biocombustibile, già regolarmente usato da taxi e auto; inoltre, si lavora per sfruttare il riscaldamento in eccesso prodotto da grandi strutture come stadi e centri commerciali a favore di aree residenziali e infine la raccolta di rifiuti viene condotta “risucchiando” gli scarti medesimi attraverso una rete di tubi, evitando così la circolazione dei camion di raccolta.

Solo alcuni esempi, questi, dei lavori in corso in una città che sta riprogettando se stessa in chiave ecologica e “smart”. Ho idea che si intenda proprio questo quando si parla di “visione”. Da noi, purtroppo, il termine è ancora sinonimo di colpo di sole che scatena i deliri di un qualche cialtrone troppo ambizioso.

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