Mi sono appena alzato e il tre per cento già è dissolto. La constatazione mi si rivolta contro, in un misto di colpa e di sospetta inettitudine: che cosa avrò fatto per perdere il tre per cento? Nulla!, protesto con vigore: non ho fatto proprio nulla. Neanche l’ho sfiorato il maledetto coso.
A pranzo, lo sconforto è a livelli di guardia. Sono al 50 per cento. Questo vuol dire, ovviamente, che per un 50 per cento che ho, un altro 50 per cento se ne è andato. Come è possibile? Mi sono ridotto al minimo indispensabile e neppure quello: avrei voluto sentire S. ma mi sono astenuto, nel timore di estinguere un altro cinque per cento. A pensarci bene, S. ama chiacchierare: magari mi avrebbe fatto fuori addirittura un dieci per cento.
Qualcosa mi distrae, per fortuna, e il pomeriggio avanza senza che mi preoccupi di percentuali perdute. Fino a una certa ora, si capisce, quando un controllo si impone. Rialzo la testa sotto choc: 27 per cento! Mi rimane un misero 27 per cento e sono appena le sei di sera. Le sei del pomeriggio, anzi!
Certo, alcuni la fanno facile: attàccati al cavetto, dicono, e le percentuali torneranno a salire, come se rientrassero tutte in fila, mogie mogie, nella camera oscura dalla quale sono fuggite in cerca di chissà quale affrancamento. Non sempre però il cavetto è a disposizione e poi, diciamolo, non è forse una soluzione troppo facile? Inoltre, una volta attaccàti, non si smette un momento di guardare alle percentuali, che non risalgono mai abbastanza in fretta e non permettono di riguadagnare libertà di movimento.
Le sette di sera: mi accascio pensando al momento, ormai inevitabile, in cui oltre alla percentuale comparirà il tratto rosso tipico della batteria sotto il dieci per cento. Quasi quasi rinuncio e spengo. No! Continuerò a combattere: fino a mezzanotte, però, ci sono solo per vita, morte o WhatsApp.
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