Vittoria

Vittoria

Ogni tanto qualcuno si ricorda di dare una mano anche a vecchi arnesi come me i quali, drogati zeppi di nostalgia, vanno blaterando di come le cose ai nostri tempi fossero di gran lunga meglio, soprattutto la musica. E ancora siamo lì con i Beatles e i Beach Boys, i Rolling Stones e gli Animals, la disco music e il proto-punk. Mescoliamo il tutto in una grande celebrazione dei "Tempi d’oro" senza ricordare come tra genere e genere c’era spesso un solco invalicabile che segnava profonde differenze di gusto, di costume, di cultura e perfino di politica.

La Grande Celebrazione è dunque un’Alleanza Ritardata: cose che al tempo loro si odiavano (i Sex Pistols e i Bee Gees, i Clash e i Duran Duran), ora si mettono insieme per fronteggiare un comune nemico: la musica di oggi. Con il risultato di magnificare artisti in grado di coesistere solo sul piano generazionale e non su quello qualitativo: Led Zeppelin e Cugini di Campagna per i nostalgici finiscono per essere la stessa cosa.

A dar manforte a quello che potrebbe sembrare soltanto una patetica forma di nostalgia, spunta però una ricerca la quale certifica che la musica di una volta era meglio, se non altro perché quella di oggi «è tutta uguale». Lo dice l’analisi condotta sul Million Song Dataset, un archivio che raccoglie brani pop dal 1955 a oggi ed è in grado di scomporli in dati sulla base di testi e contenuto audio. L’analisi evidenzia come, negli ultimi anni, i brani siano diventati più rumorosi e meno complessi (nella progressione degli accordi, nelle melodie e nella varietà dei suoni). La ricerca suggerisce poi che il netto aumento del volume-base delle registrazioni è in realtà un trucco per compensare la progressiva perdita di ricchezza del tessuto sonoro. La nostalgia, insomma, vince su base scientifica: meglio degli artisti di oggi, certamente erano i Pink Floyd. O volevo dire i Collage?

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