Voli

Voli

Certe notizie, suppongo, sono fatte solo per incuriosire. Andar oltre - immaginare, fantasticare, speculare - non dovrebbe essere autorizzato. Lo si fa, se lo si fa, a proprio rischio e pericolo. Ieri, per esempio, le agenzie di stampa hanno annunciato che «tre britannici» sono riusciti a lanciare un «aereo di carta» fino a «ventisettemila metri di quota». A questo punto, credo, ogni lettore si sarebbe sentito autorizzato a pensare agli aeroplanini di carta della sua infanzia e ad azzardare un improvvido paragone. Nel mio caso, questo percorso della memoria non è piacevolissimo. Ai tempi, infatti, avevo la costante impressione che gli aerei di mia costruzione soffrissero di una sinistra ingovernabilità, un po’ come certe commissioni parlamentari. Al decollo si producevano in una brusca impennata, poi, a mezza altezza, sembravano colti da un dubbio - «ma chi me lo fa fare?» - e precipitavano a piombo. Durata del volo: mai più di un secondo. I velivoli di amici e compagni di classe, al contrario, volteggiavano a lungo - interi minuti - prima di posarsi delicatamente. Fin qui, la fantasia regolamentare, autorizzata. Io, però, non ho resistito e domando se, in fatto di fantasticherie balorde, qualche volta a ventisettemila metri di quota ci sia mio malgrado arrivato.

PS - Il giochino proposto ieri , "Inventiamo un fatto storico per ogni comune", ha suscitato un discreto interesse. Tra i suggerimenti pervenuti, ne cito due, a mio avviso strepitosi: «Il poker di Asso» e «il tradimento di San Fedele».

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