Come se non avesse già grattacapi abbastanza, quel tale Silvio Berlusconi (avete presente?) s’è attirato altre antipatie attaccando la scuola pubblica. A suo parere essa "inculcherebbe" nella gioventù valori "diversi" da quelli graditi alle famiglie. Uno su tutti: il comunismo.
Osservo un gruppo di liceali in attesa sotto la pensilina del bus: pochissimi di loro, nella fisionomia, ricordano Trotzkij e un numero ancora più ristretto di ragazze si ispira, nell’abbigliamento, a Rosa Luxembourg. Noto, è vero, vari emblemi di Che Guevara ma, in fatto di argentini ardimentosi, il più rappresentato è senz’altro Xavier Zanetti il quale, allo stato, non risulta appartenere ad alcuna cellula rivoluzionaria. Sarà forse perché, nonostante gli sforzi propagandistici del Soviet dei docenti, la scuola pubblica non è fatta soltanto di lezioni. Essa aveva (e ancora ha, credo) il merito di riunire, nella stessa classe, ragazzi di diversa provenienza. Mi rendo conto che quanto ho appena scritto potrebbe sembrare sovversivo, ma va inteso in senso più sociale che socialista. Perfino molti anni dopo De Amicis, tale mescolanza facilitava una salutare apertura mentale, ancor più necessaria oggi quando alle differenze sociali si aggiungono quelle etniche.
Ma la scuola era altro ancora e offriva perfino momenti di puro individualismo. Come quando ci si innamorava di una ragazza. Io me ne ricordo bene una, splendida nella sua maglietta rossa. Un momento! Vuoi vedere che Silvio ha ragione?
Osservo un gruppo di liceali in attesa sotto la pensilina del bus: pochissimi di loro, nella fisionomia, ricordano Trotzkij e un numero ancora più ristretto di ragazze si ispira, nell’abbigliamento, a Rosa Luxembourg. Noto, è vero, vari emblemi di Che Guevara ma, in fatto di argentini ardimentosi, il più rappresentato è senz’altro Xavier Zanetti il quale, allo stato, non risulta appartenere ad alcuna cellula rivoluzionaria. Sarà forse perché, nonostante gli sforzi propagandistici del Soviet dei docenti, la scuola pubblica non è fatta soltanto di lezioni. Essa aveva (e ancora ha, credo) il merito di riunire, nella stessa classe, ragazzi di diversa provenienza. Mi rendo conto che quanto ho appena scritto potrebbe sembrare sovversivo, ma va inteso in senso più sociale che socialista. Perfino molti anni dopo De Amicis, tale mescolanza facilitava una salutare apertura mentale, ancor più necessaria oggi quando alle differenze sociali si aggiungono quelle etniche.
Ma la scuola era altro ancora e offriva perfino momenti di puro individualismo. Come quando ci si innamorava di una ragazza. Io me ne ricordo bene una, splendida nella sua maglietta rossa. Un momento! Vuoi vedere che Silvio ha ragione?
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