Pedivelle roventi

Pedivelle roventi

Proprio così. Pedivelle roventi. L'avevano stampigliato sulla maglietta i tre cicloamatori di Vimercate che ho incontrato questa mattina, nei dintorni di Merate al ritorno da una splendida "passeggiata" a due ruote ai Piani dei Resinelli. Sarà stata la fatica per aver ignobilmente calpestato la stessa strada dei professionisti del Giro d'Italia del 20 maggio scorso, sarà stato il caldo asfissiante della mezza, sta di fatto che quella maglietta mi è parsa proprio appropriata per la circostanza e mi ha strappato un sorriso. Del resto, pedalando la domenica se ne trovano di personaggi così. E il bello è che si finisce inevitabilmente per salutarsi tutti. Pippe e mezze calzette, cicloamatori che sembrano motociclette e professionisti in allenamento, ricconi con la due ruote da diecimila euro che pare serva anche il caffè e ragazzoni di un tempo lontano senza neppure il cambio sul manubrio. Un po' come accade quando si va all'estero: basta un idioma anche vagamente assimilabile all'italiano ed ecco che ci si riscopre fratelli. In questo caso fratelli di fatica, se non proprio d'Italia. Chissà, forse è anche per questo che, secondo uno dei luoghi comuni che almeno un'idea di verità ce l'ha, il ciclismo è lo sport più popolare del mondo. Perché le pedivelle sono proprio roventi per tutti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA