ALTERINCOM, VOL. II

 

 

 

Buona domenica,

(naturalmente, vista la bellezza della giornata in corso, si fa per dire). Secondo numero di AlterInCom: la formula, lo ripeto, è quella di segnalare non le ultime e più importanti uscite discografiche, librarie e cinematografiche, ma quelle cose preziose che rischiano di passare inosservate. Per la parte film, la scelta cade sui titoli dispersi nel marasma dei palinsesti digitali (solo se gratuiti e, quindi, accessibili a chicchesia) con una precisazione. Se si indica un giorno (lunedì, per dire) e un’ora notturna (1.15, sempre per fare un esempio) si intende sempre quel giorno anche se, in realtà, è già la mattina della giornata successiva. Chiaro? Oh, dai, avete dovuto rimettere l’ora a tutti gli orologi di casa, si può capire anche questo (tremendi, invece, cellulari e altre apparecchiature digitali che si regolano da sole, ma non tutte, con il rischio di tirare indietro un’ora già indietro nel torpore del dormiveglia e... AAAAAAAAAAA!!!!)


CANTAUTORALIA

GREG TROOPER

Incident on Willow Street (Appaloosa)

Ascoltato brevemente ieri sera al tributo a Townes Van Zandt, in concerto domani sera di ritorno All’unaetrentacinquecirca di Cantù, Greg Trooper è uno degli ultimi grandi cantautori americani. Se ci fosse una giustizia poetica dischi come Everywhere e Noises in the hallway godrebbero di una popolarità su vastissima scala, invece di essere appannaggio dei soliti appassionati. Ma un talento come Greg – che a Figino è apparso nel suo miglior costume da Van Morrison, con un pork pie hat calcato in testa – capace di comporre piccoli capolavori come Mary of the Scots in Queens, In the land of no forgiveness e Amelia, intriganti fin dai titoli. Per chi conosce Trooper c’è anche una chicca ulteriore, una versione dal vivo della bellissima Ireland a insaporire un piatto già ricco di suoni acustici scintillanti.

NdA: come dite? Non capite l’inglese e allora che senso ha ascoltare cantautori come costui? Comprendo. Grazie all’Appaloosa, storica etichetta nostrana rinata a nuova vita, nel cd sono presenti anche tutte le traduzioni dei brani. Insomma, non avete scuse.Un assaggio:

https://www.youtube.com/watch?v=-qiQbsC51KU&feature=youtube_gdata_player


CLASSICHERIE

PIER PAOLO VINCENZI

Wagner. Complete piano music (Brilliant Classics)

Nel proliferare di festeggiamenti bicentenarii, in Italia si privilegia, ovviamente, il nostrano Verdi al teutonico Wagner di cui ricorrono pure i 130 dalla morte (ma non fa cifra abbastanza tonda e, quindi, questi non si commemorano). L’abnorme sforzo produttivo che richiede la messa in scena delle opere – kolossal del vulcanico uomo di Lipsia, la loro lunghezza e tutto quel tedesco rendono tutt’ora il corpus wagneriano materia oscura per tanti. In mezzo a tutte quelle valchirie, quegli olandesi volanti e quei tristani, ci sono anche rare e misconosciute pagine pianistiche, che stanno ai melodrammi teatrali più o meno come un super8 giovanile di George Lucas sta a Guerre stellari. Si tratta, in verità, di composizioni che intrigano sia il conoscitore di Wagner (che coglierà nello sviluppo successivo delle composizioni diverse prefigurazioni di stilemi poi ripresi in Operascope) che il neofita che scoprirà l’animo più romantico dell’autore. Bravo Vincenzi, giovane pianista orvietano, in qualche occasione affiancato da Federica Ferrati, e brava la Brilliant, casa olandese che ha fatto del prezzo stracciato uno dei punti di forza di un’offerta spesso orientata a fornire all’ascoltatore lavori fuori dal consueto. Un frammento:

https://www.youtube.com/watch?v=ID0CpNSrp2M&feature=youtube_gdata_player


PSICHEDELIRI

ROBERT WYATT

68 (Cuneiform)

Oggi è un’eminenza grigia della musica britannica, anche per la lunga barba bianca che gli scende sul petto, ma negli anni Sessanta, prima dell’incidente che lo ha costretto su una sedia a rotelle, Wyatt era il batterista dei Soft Machine, formazione cardine della psichedelia anglosassone, con una tendenza all’avanguardia bilanciata dall’amore per il jazz. Per il giovane Robert le cose sarebbero potute rimanere così, invece dopo ripetuti cambiamenti in formazione, il gruppo puntò su una fusion ben congegnata, ma anche immediatamente convenzionale, perdendo quasi subito questo irrequieto artista, poi responsabile dei Matching Mole e, da una quarantina d’anni a questa parte, autore di un pugno di dischi di impalpabile, struggente bellezza. Questo 68 lo fotografa nell’anno più turbolento del decennio rock, intento ad armeggiare in studio durante un momentaneo scioglimento del suo gruppo. Solo quattro composizioni, due brevi e sconosciute (Chelsa e Slow walkin’ talk, quest’ultima con ospite tal Jimi Hendrix al basso), due poi divenute cardini dell’opera dei Soft Machine: Rivmic melodies, che da sola giustifica il conferimento della Grande Gidouille patafisica al batterista, e l’epocale Moon in june, una delle più belle divagazioni tra generi e stili mai messa su nastro (qui in una versione embrionale, ma già lunghissima e abbellita dalla presenza tardiva degli altri due della Soffice Macchina, Mike Ratledge e Hugh Hopper). Se non lo conoscete probabilmente non è il miglior punto di partenza (quello resta Rock bottom), ma al contrario, tra i mille recuperi suoi e dei Softs, questo è tra i più importanti. A proposito di Rock bottom, convincetevi con questo:

https://www.youtube.com/watch?v=Ny7QmSUNAiE&feature=youtube_gdata_player


IMMAGINALIA

CHRISTOPHER DELL

Mitologie. Guida ai mondi immaginati (L’Ippocampo, 352 pagine illustrate, 25 sacchi)

Esistono libri meravigliosi, e questo appartiene a pieno diritto alla categoria, ma anche meraviglianti. Questo poderoso volume, con un rimarchevole rapporto qualità – quantità – prezzo, raccoglie un ricchissimo repertorio iconografico per raccontare come l’arte ha raccontato i miti sempiterni dell’umanità, dalla creazione del mondo alle sostanze mistiche, uomini (e donne), dèi e eroi, grandi viaggi, terre mysteriose e lontane, il soprannaturale, il prima e il dopo l’esistenza umana. Un testo divulgativo, alla portata di tutti, con un testo chiarissimo e piacevole a supporto di una corposissima antologia di immagini provenienti da tutte le tradizioni, da tutto il mondo.

NdA: volendo proprio muovergli una critica negativa, la scelta di piazzare in fondo i riferimenti precisi alle foto può essere fastidiosa (anche perché indicare autore dell’opera e provenienza della stessa in didascalia foto per foto non costava nulla), ma nel complesso è un volume di rara bellezza. Sfogliatelo qui:

http://www.ippocampoedizioni.it/262-mitologie-guida-ai-mondi-immaginati.html


CELLULOIDECELLULOSA

FABRIZIO FOGLIATO

Abel Ferrara. Un filmaker a passeggio tra i generi (Sovera Edizioni, 464 pagine, 16 sacchi)

Può sembrare incredibile, vista la popolarità e il rispetto di cui gode questo anomalo regista, ma i testi pubblicati in Italia dedicati a Ferrara si contano sulle dita di una mano nonostante una popolarità cult. Ora è arrivato un libro esaustivo (e ricco di notizie e curiosità supportate dall’apparato critico robusto di un critico preparato, competente e appassionato come Fogliato) non solo rispetto a Abel, ma a come si dovrebbero realizzare libri sui film maker. Per chi ha amato King of New York, Il cattivo tenente e Fratelli, un volume imperdibile, che si addentra nei meandri di una filmografia che comprende anche clip musicali, episodi di Miami Vice, e film ben lontani dal capolavoro (Occhi di serpente con una straziata Madonna brutalizzata da un Harvey Keitel a briglia sciolta, per nominarne solo uno), ma sempre necessari di visione.


SPQR

JEAN-YVES FERRI & DIDIER CONRAD

Asterix e i Pitti (Mondadori, 50 pagine, 13 sacchi)

Non so per voi, ma per me Asterix è stato più di un semplice fumetto. È stato il mio latino e il mio egiziano, la scoperta dell’intricata gerarchia militare latina e gli innumerevoli dèi celti, il ruolo dei druidi, i dolmen e i menhir, i nomi antichi di Condate, Gesocribate, Gergovia e, naturalmente, Lutezia, Elvezia, Iberia, Egitto, Belgio nell’antichità, e poi tutti i celticchioni: gli Arverni, i Nervi, i Menapii, i Carnuti e ora... i Pitti. È un albo importante nella saga del villaggio dell’Armorica, abitato da irriducibili galli, che resiste ancora e sempre all’invasore. René Goscinny è scomparso già nel 1977, lasciando in eredità un’ultima sceneggiatura. Da allora il disegnatore Albert Uderzo ha continuato da solo – va detto - con alterne fortune. Ora, a 86 anni, ha deciso di passare la mano. Ero convinto che si affidasse ai collaboratori che lo aiutavano negli ultimi tempi, invece la scelta è caduta su una coppia giovane che, a leggere l’albo (accostato con estrema titubanza), a parte il segno grafico quasi indistinguibile da quello del maestro, ha riscoperto e interpretato lo spirito originario dei personaggi. Ferpettamente!

NdA: siccome viviamo in un cosmo ordinato e tutto torna, mi fa piacere ritrovare i Pitti, che conosco da trantissimo tempo, ovviamente per il motivo più sbagliato, ovvero il brano dei Pink Floyd Several species of small furry animals gathered together in a cave and grooving with a Pict.


LA TELEVISIÙN


LUNEDÌ 28 OTTOBRE, RAITRE, ORE 1.15

La fine del mondo (Francia, 1931, 90 minuti) di e con Abel Gance e con Jeanne Brindeau, Colette Darfeuil e Victor Francen

Nel XXV secolo l’umanità è nel panico per l’imminente scontro di una cometa contro il pianeta Terra. Ispirato a uno zibaldone esoterico dell'astronomo Camille Flammarion (1845-1924), l’apocalittico apologo di Gance fa perno su due coppie di personaggi contrapposti: i fratelli Novalič, il pragmatico astronomo Martial e l’ascetico visionario Jean (interpretato dallo stesso regista) che predica un pacifismo di redenzione cristiana. Il finanziere Schomburg (Fainsilber), corrotto, corruttore e lussurioso, e il suo alter ego Werster (Colin), sfrenato omosessuale. A far da tramite tra le due coppie si mette Geneviève de Murcie.

NdA: il film più tormentato di un regista che si ricorda solo per l’altrettanto sofferto Napoleon. Non è un capolavoro, anzi, è opera largamente imperfetta, ma non per questo meno affascinante anche se dalle tre ore previste da Gance i produttori sforbiciarono poco meno della metà. Per gli amanti di Lars Von Trier è Melancholia 80 anni prima.


MERCOLEDÌ 30 OTTOBRE, RAIUNO, ORE 1.30

Prova d’orchestra (Italia, Rtf, Francia, 1978, 70 minuti) di Federico Fellini con Balduin Baas, Clara Colosimo, Elizabeth Labi, Ronaldo Bonacchi e Giovanni Javarone

In una chiesa sconsacrata si tiene una prova d’orchestra che non va bene. Il direttore strapazza gli orchestrali. Pausa. Quando il maestro torna in sala, è scoppiato il Sessantotto: urla, berci, slogan contro il potere e le istituzioni, scritte eversive finché un’enorme palla d’acciaio sfonda un muro tra polvere e detriti. Laceri e impauriti, gli orchestrali ricominciano la prova, guidati dal direttore che ora parla in tedesco.

NdA: con una scelta suicida-omicida, per commemorare i 20 anni della scomparsa di Fellini i palinsesti fanno a gara per collocare tutti i suoi film nello stesso giorno invece di scioglierli in un ciclo. Lo spettatore è costretto a scelte fastidiose anche perché – dovendo scegliere - vinceranno sempre titoli come La dolce vita, 8 ½ eAmarcord piuttosto che Il bidone, Giulietta degli spiriti e I clowns. O questo Prova d’orchestra. Il film più politico di Fellini, pietra tombale sugli anni di piombo, lo segnalo anche perché – a oggi – è l’unico titolo non disponibile per l’home video.


SABATO 2 NOVEMBRE, RAITRE, ORE 1.50


L’amore è più freddo della morte (Rtf, 1969, 88 minuti) di e con Reiner Werner Fassbinder e con Ulli Lommel, Anna Schygulla, Katrin Schaake e Liz Söllner

Franz, che convive con Johanna e la sfrutta, è attratto fisicamente da Bruno, che lo spia per conto del racket, disposto persino a dividere con lui la donna. Lei rifiuta e informa la polizia di un loro piano per una rapina in banca. Bruno dà ordine di ucciderla.

NdA: il primo lungometaggio della sterminata filmografia di Fassbinder, seducente fin dal titolo. Anche in questo caso non si tratta di un capolavoro, ma le tematiche che faranno grande il regista sono già tutte presenti (l’ambiguità sessuale, il dominio nei rapporti affettivi, il masochismo sentimentale, naturalmente la politica), fotografate in un bianco e nero abbacinante.


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In collaborazione con: Eden Design, Solfo

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